Carlo Goldoni
La scuola moderna

ATTO TERZO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Belfiore, poi Ergasto

 

BELF.

Ancora mi dileggia? Ah cospettone!

Mi saprò vendicar con questa cagna.

Già m'è andato l'amor per le calcagna.

Smanio, sbuffo, deliro,

Con me stesso m'adiro.

Che ardir! che impertinenza!

ERG.

Signor Belfior, vi faccio riverenza.

BELF.

Lasciatemi in buon'ora.

ERG.

Oh ciel! ch'è stato?

Con chi l'avete mai?

BELF.

Son disperato.

ERG.

Perché?

BELF.

Per una donna.

ERG.

Per Rosmira, signor?

BELF.

Non so che farne.

ERG.

Dunque per chi?

BELF.

Per un demonio in carne.

ERG.

Ma l'avete lasciata?

BELF.

Sì, sì, l'ho abbandonata.

ERG.

Rosmira v'aggrada?

BELF.

Ella è giovine troppo. Vada, vada.

ERG.

Volete moglie?

BELF.

Sì, ma da par mio.

ERG.

Voglio trovarla io.

BELF.

Volesse il cielo!

ERG.

Venite a casa mia; colà vedrete

Una giovine sì, ma non ragazza,

Che sospira un marito

Di tempo ancor, ma come voi pulito.

BELF.

Oggi verrò. (Mi voglio maritare,

Se credessi sposar anche una gatta).

ERG.

(Doralba non è matta;

Lo sposerà per risparmiar la dote,

E sarà mia così la sua nipote). (parte)

 

 

 


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