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ROS. |
Che ti venga la rabbia! Costui che coi quattrini Del patron si è arricchito, Per un poco di ben si è insuperbito. Bernardino mi piace, Ho consacrato a lui gli affetti miei; Di lui per altro non mi degnerei. E poi son nell'impegno; |
FABR. |
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ROS. |
Io non lo so. |
FABR. |
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ROS. |
Voglio venire anch'io. |
FABR. |
Per qual ragione? |
ROS. |
Perché, se nol sapete, Prima che voi veniste in questo loco Mentre la madre mia viveva ancora, E il padre suo vuol ch'ei mi manchi adesso. Non si degna di me quell'animale: Meno sia di un fattore; Perché ha un figliuol dottore, |
FABR. |
Voi Bernardino amate, Io la di lui germana. Ma non faremo niente, Se quest'uomo bestial non vi acconsente. |
ROS. |
Basta che Bernardino Mi seguiti ad amar; sì, a questo vecchio Io la farò vedere. Sarò sua nuora, e gli vo' dir messere.
Ho una testa sottile e bizzarra, Che è capace di dire e di far. Se mi metto, la voglio spuntar. Qual dev'esser il dialogo in tre. «Non si ricorda, signor dottore, Che mi ha promesso donarmi il cuore?» «Sì, vi ho promesso, ve lo confesso, Ma, senza il padre, non mi è permesso». «Signor fattore, quest'è l'impegno». «Di una speziale più non mi degno». «Messer Beltrame, quest'è un imbroglio». «Questo messere più non lo voglio». «Via, Bernardino.» «Sono un dottore.» «Messer Beltrame.» «Sono un signore». «Siete due sciocchi. Siete due pazzi. Non più rumori, non più schiamazzi. |