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FERDINANDO: Signora, dite la verità, sareste in dubbio di partire per la mancanza dell'abito?
VITTORIA: E bene? Mi dareste il torto per questo?
FERDINANDO: No, avete tutte le ragioni del mondo: è una cosa necessarissima. Lo fanno tutte, lo fanno quelle che non lo potrebbono fare. Conoscete la signora Aspasia?
FERDINANDO: Se n'è fatto uno ella pure, e ha preso il drappo in credenza per pagarlo uno scudo al mese. E la signora Costanza? La signora Costanza, per farsi l'abito nuovo, ha venduto due paia di lenzuola ed una tovaglia di Fiandra e ventiquattro salviette.
VITTORIA: E per qual impegno, per qual premura hanno fatto questo?
FERDINANDO: Per andare in campagna.
VITTORIA: Non so che dire, la campagna è una gran passione, le compatisco; se fossi nel caso loro, non so anch'io che cosa farei. In città non mi curo di far gran cose; ma in villa ho sempre paura di non comparire bastantemente... Fatemi un piacere, signor Ferdinando, venite con me.
FERDINANDO: Dove abbiamo d'andare?
VITTORIA: Dal sarto, a gridare, a strapazzarlo ben bene.
FERDINANDO: No, volete ch'io v'insegni a farlo sollecitare?
VITTORIA: E come direste voi che io facessi?
FERDINANDO: Perdonate: lo pagate subito?
VITTORIA: Lo pagherò al mio ritorno.
FERDINANDO: Pagatelo presto, e sarete servita presto.
VITTORIA: Lo pago quando voglio, e vo' che mi serva quando mi pare. (Parte.)
FERDINANDO: Bravissima, bel costume! Far figura in campagna, e farsi maltrattare in città. (Parte.)