Carlo Goldoni
La sposa persiana

ATTO PRIMO

Scena Ottava. Tamas e detto

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Scena Ottava. Tamas e detto

 

TAMAS Signor, a’ piedi vostri...

MACHMUT Perché sì mesto in viso?

Lungi non è la sposa, n’ebbi testé l’avviso.

Accoglierla a momenti dovrai fra le tue braccia.

E ti disponi a farlo torvo? turbato in faccia?

TAMAS Signor pria che la sposa giunga fra i muri nostri,

Eccomi a voi prostrato, eccomi a’ piedi vostri

(s’inginocchia).

MACHMUT Alzati... Olà, che dici? Sei tu di lei pentito?

È tardi; ella ti aspetta, esser le dei marito.

TAMAS Ma se il mio cor...

MACHMUT T’accheta, nel vincolarsi il figlio

Prenda dal genitore, non dal suo cor, consiglio.

TAMAS E se l’odiassi?

MACHMUT Degna d’amor Fatima io stimo,

Ma se la sposa odiassi, tu non saresti il primo.

TAMAS Che nozze! che sponsali! che barbaro costume!

L’approvano le leggi, e lo comporta il Nume?

MACHMUT Sì, di Maccone stesso, d’Alì, ch’indi si onora,

E dei dodici Imanni, che venner dopo ancora,

Questa è la legge: a noi tener non è vietato

Schiave quante vogliamo nel serraglio privato.

Non è dall’Alcorano aver più mogli escluso,

Ma prenderne una sola è fra Persiani in uso.

E questa non s’apprezza dal vezzo, o dai colori,

Ma dal poter del padre, dai schiavi e dai tesori.

Costei che a te in isposa da me fu destinata,

Da genitor guerriero, carco di glorie, è nata:

Ricchi smanigli e gemme, schiavi ti reca in dote:

Queste son beltà vere, l’altre a me sono ignote.

TAMAS Dunque per gemme, e schiavi, per vesti, perle ed oro,

Perder dovranno i figli di libertà il tesoro?

MACHMUT Odi, vuoconsolarti. Fatima la tua sposa

Ricca non è soltanto, ma è bella, ed è vezzosa.

Donne, che l’han veduta uscir dal bagno fuora,

Giuran, che beltà pari non han veduto ancora.

D’alta statura, e grave, lunghi capelli e neri,

Non tinti di sandracca, ma nel color sinceri,

Guancie vermiglie, e piene, bocca del riso amica,

Seno, che imprigionato suol tenere a fatica;

Non ha, qual si accostuma nell’ultime pendici

Del tartaro confine, pendenti alle narici;

Ma vagamente adorna i crini, il collo, il petto,

Spira dolcezza, e amore in maestoso aspetto.

D’uopo non ha la bella d’usar candido impiastro

Sulla mano di neve, sul piede di alabastro:

Nel portamento altera, piena di brio, di foco...

Parti che molto io dica, e pur dissi anche poco.

Mirala, e dimmi poi, se fia tal peso grave,

Se può sposavaga valer per cento schiave.

Che l’ami, e che l’adori non dico, e non comando;

Mirala, e ciò mi basta, questo è quel che io domando (Parte).

 


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