Carlo Goldoni
La sposa persiana

ATTO SECONDO

Scena Prima. Ircana e Curcuma

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ATTO SECONDO

 

Scena Prima. Ircana e Curcuma

 

IRCANA Ah Curcuma, e fia vera la nova dolorosa?

Tamas andò egli istesso ad incontrar la sposa?

CURCUMA Questi occhi lo han veduto, e, qual da giovinetta

Conservo (grazie al cielo) la vista ancor perfetta.

IRCANA Ohimè!

CURCUMA Non vi affliggete, di già ci siamo intese;

M’impegno, che la sposa viva non dura un mese,

Ho tutto preparato, rospi, cicute, e fieli,

E d’animali immondi sangue, cervella e peli;

Delle spinose piante nutrite in Carmania

Che avvelenano i venti, ne ho sempre in mia balìa.

Ho l’antimonio, il sale, il solfo e l’orpimento,

E mancami soltanto dell’oro, e dell’argento.

IRCANA Eccome, prendi questo (si strappa uno smaniglio).

CURCUMA Piano non lo strappate;

Spiacemi, che d’un fregio la bella man spogliate.

E pur fia necessario scioglierlo in una tazza.

(Sciogliere lo smaniglio? Affé, non son sì pazza) (da sé).

IRCANA Ma incontro alla sua sposa è volontario andato

Tamas, o da suo padre a forza strascinato?

CURCUMA Non so; ma l’ho veduto montar sul suo destriere,

Tutto coperto d’oro, che a mirarlo è un piacere,

Al lato era del padre, intorno avea parenti,

Preceduto da turba di servi, e di stromenti.

L’eunuco Bulganzar (quel sozzo eunuco nero,

Che se far lo potesse, farebbe altro mestiero)

Egli si è ritrovato in mezzo alla brigata,

Allor che fu la sposa dal giovine incontrata,

dove il Sanderut5 vicin, con l’acque sue

Tra Zulfa ed Ispaan parte il terreno in due;

Fatima, d’ogn’intorno da schiave circondata.

Sedea sopra un camello colla faccia velata.

Con tante ricche vesti, con tante perle, ed oro,

Che abagliava la vista, avea seco un tesoro.

Però la sopraveste ch’avea la sposa intorno,

E parte delle gioie onde il bel crine è adorno,

Bulganzar mi assicura, che fur, due giorni sono,

Da Machmut mandate alla sua nuora in dono.

Tale è in Persia è costume, ahi troppo dolorosa

Disparità, che passa tra una schiava, e una sposa!

Curcuma, tu mi uccidi, tu m’empi di dispetto,

Vedrai morire Ircana con uno stile in petto.

CURCUMA Sì, quando al fianco vostro Curcuma non aveste,

E di costei, che vi ama, fidar non vi poteste.

O Tamas vi è fedele, e Fatima sen riede,

O ch’io ben ben lo concio, quando manco sel crede.

In ogni guisa certa io son del vostro bene...

Sentite i gridi, i suoni; ecco la sposa viene.

IRCANA Ah non voglio vederla; ah non fia mai, che a quella

Fia destinata Ircana servir schiava, ed ancella.

Al figlio lo protesta, e al genitore istesso;

Dieci siam nel serraglio d’età pari, e di sesso.

Di me conto non facci, meco non usi orgoglio;

Schiava di Tamas sono, donna servir non voglio.

Digli, che non mi cale d’esser tra ferree porte,

Che Ircana non paventa onte, minaccie, e morte (parte).

 





p. -
5 Fiume che bagna le mura dell’Ispaan, capitale della Persia, e la divide da Zulfa, picciola città, quasi sobborgo della medesima



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