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ATTO SECONDO
Scena terza. Machmut, Fatima coperta d’un velo, ed Osmano, preceduti da vari instrumenti; e seguito di schiavi, che portano su vari bacini la dote delta Sposa
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
OSMANO Figlia, questo che premi, del tuo sposo il suolo:
Fuor del paterno impero, devi obbedir lui solo.
Finor t’increbbe forse il giogo de’ parenti,
Tanto più ai figli in odio, quanto a lor bene intenti;
Ma non pensar per questo orgoglïosa, altera,
D’aver, per esser donna, la libertade intera.
Passi da un giogo all’altro; qual più pesante, e stretto
A te non saprei dirlo, che tu mel dica aspetto.
Pur se soave il brami, sta in tua balìa; contenta
Il tuo destino incontra, il tuo dover ramenta.
L’obbedienza, che usasti ai genitor severi,
Usala in avvenire dello sposo agl’imperi;
Che se obbedisti il padre talor con qualche stento,
Nell’obbedir lo sposo troverai più contento.
Amalo, e coll’amore anche il servir sia misto,
Se vuoi del di lui cuore formar l’intero acquisto.
Schiave avrà il tuo consorte, l’uso comun ti è noto,
Non esca dal tuo labbro contro di loro un voto;
Ma vincerle procura, accanto al tuo diletto,
In amore, in dolcezza, in virtude, in rispetto;
Ed ei, trovando il merto col casto nodo unito,
Amerà con costanza gli amplessi di marito.
Figlia, ti lascio; osserva, ecco quanto potei
Per formarti la dote trar dagli erari miei.
Ma più di gemme, e d’oro, nei mali, e nei perigli,
Vaglianti per tua scorta questi ultimi consigli.
Ama quel che amar lice, non quel che giova, e piace;
Serba, promovi, e cura la domestica pace:
Misura con l’onesto e l’utile, e il diletto,
Prima il ciel, poi lo sposo: soffri, conosci; ho detto (parte).