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FATIMA (Desio mirarla in viso questa rival sì bella;
Qui con le schiave unite vi sarà forse anch’ella) (da sé).
FATIMA (La schiava fortunate qual mai sarà di queste?) (da sé).
IBRAIMA Via; faciamole onore (a Zama).
ZAMA Sì, l’obligo lo vuole (a Ibraima).
IBRAIMA Signora, che coi lumi splendete al par del sole,
Che a Venere in bellezza potete muover guerra,
Che avete nel bel ciglio l’arbitrio della terra,
Possano i cari figli, che voi darete al mondo
Regger dell’universo coi loro cenni il pondo.
ZAMA Di quelle lunghe chiome possano ai fili neri
In numero esser pari de’ figliuoli gl’imperi.
Venuta dalle stelle a noi per ornamento,
II lume, la ricchezza scemaste al firmamento,
Degna, che Persia tutta vi veneri e v’adori,
Regina delle donne, bell’idolo de’ cuori.
FATIMA Donne, l’usato stile d’Oriente io non ammetto;
Adulazion mi spiace, candor bramo, ed affetto.
Al ver quest’alma avvezza, del ver s’appaga, e gode.
Serbate a chi l’apprezza l’iperbolica lode.
IBRAIMA Senti? Questa è virtude (a Zama).
ZAMA Virtude, che innamora (a Ibraima).
FATIMA (Qual sia Ircana fra queste, non ben discerno ancora) (da sé).
IBRAIMA Sposa del signor nostro, che di lui donna siete,
Usate il poter vostro, e di me disponete.
FATIMA (Questa non è) (da sé).
ZAMA Signora, sempre più in me si desta
Fra quelle, che stan chete forse saravvi anch’ella
Ma pur niuna di quelle parmi superba, e bella) (da sé).