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Cardone mal vestito, e detti ritirati.
Qualche asilo, qualche albergo? (Parlo al vento, alcun non sente):
Bellina sì, ma troppo vana e pazza. Chi mi conoscerebbe? Oh, voglia il cielo Ch'io non sia conosciuto! Che, se mi scopre la Giustizia, io sono Per lo meno appiccato. Almen crepasse Quell'avido mio zio, che inutilmente Un tesoro conserva! Ah, ch'io frattanto Perdo il tempo qui invano, e i sbirri, oh Dio! Van me forse cercando. E dove mai, Dove addrizzarmi posso, |
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Olà, paggio, vien qui, prendi: codesta Vanne dal pasticcier: di' che mi mande Poiché questa mattina Viene a pranzo con me la Contessina. |
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Fermati; e questi Due zecchini ti do, perché tu compri Di Borgogna e Tocai qualche bottiglia, E il resto cioccolato con vainiglia. |
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Stelle, che vedo mai! Così pezzente, Così sporco Cardone? Agli occhi miei Quello tu non rassembri, e quel non sei. |
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Ah, pur troppo son quello. Ah tu, Livietta, Deh non mi abbandonar! Vedi in qual stato Son ridotto per te? |
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Per me? Tu menti. Che facesti per me? |
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Chi gli abiti, le gioje, e chi il denaro Ch'ora spendi, ti dié? Stelle! che sento? Non lo rammenti più? |
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Io ti trassi dal nulla, e tu nel nulla |
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Ma chi fu la cagione Del precipizio tuo, se non tu stesso? Fu la tua vanità, la tua superbia, Che per mostrarti allora Grande più che non eri e dovizioso, Ti faceva far meco il generoso. Se volesti così, non far schiamazzo: |
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Hai ragione; gli è vero: il pazzo io fui. Questi sono alla fine i nostri onori. Crudel, dunque sin tanto |
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È ver: l'indovinasti. Io voglio Un marito che possa Mantenermi un braccier e sei staffieri, Due donne, otto cavalli e due cocchieri. |
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Forse eseguita |
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Ha già il partito |
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E la carrozza? |
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E la carrozza ancora.
La carrozza ci sarà, E la voglio a tiro a sei, Col staffiere, - col bracciere. Senza questa a' cenni miei, Non mi voglio maritar. S'ella ben non l'ha capita,
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(Ecco pur troppo il femminil costume, L'ambizion delle donne è il solo nume). Non mi vuoi? |
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Non ti voglio. |
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Eh via... |
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Sei sordo? |
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Dunque, che far dovrò? |
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Fa ciò che vuoi: |
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Taci, non voglio |
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Dunque ti lascio; |
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Va pur. |
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Ma dimmi, Che t'ho fatto, ben mio? Cara Livietta, Io ti fui più fedel di Marcantonio. Ma dillo tu, faccia di testimonio. (a Mingone)
Così afflitto e sconsolato? Disgraziato, che t'ho fatto? Niente affatto. Dillo tu... Come fu... Parla per me. (a Mingone) Senza te non posso stare. Dillo tu, non è così? (a Mingone) Signor sì, che così è.
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Morto mi vuoi veder? Morrò, già vado, Da me stesso in le man; io le mie colpe Pubblicherò; dirò che per Livietta Tutto il mio consumai, Indi quello degli altri ancor rubbai. Mi manderanno a morte; E allor della mia sorte Tu contenta sarai... Oh non ti avessi conosciuta mai!
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Che il mio cor non è per te. |
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Tu sei come tartanella, Veleggiando se ne va. |
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Rider mi fa. |
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Uh, chi viene contro a me? |
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Ben, chi viene? |
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Questa certo è la giornata Di dovermi moschettar. Perché tu gli dai tormento, |
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Perché non mi dai tormento, |