Carlo Goldoni
La sposa persiana

ATTO QUARTO

Scena Ottava. Fatima, Tamas, poi Osmano colla sciabla alla mano

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Scena Ottava. Fatima, Tamas, poi Osmano colla sciabla alla mano

 

FATIMA Sposo?

TAMAS Che cerchi?

OSMANO Ah, mori... (drizzando un colpo a Tamas).

TAMAS Nelle mie stanze?

OSMANO Indegno!

Le stanze del Soffì non tratterrian mio sdegno.

Si, mori, scellerato (volendolo ferire).

FATIMA Ah caro padre! (si frappone).

OSMANO Ah figlia!

Qual destin ti conduce? qual follia ti consiglia?

Scostati, forsennata; lascia, che l'empio mora,

O d'essere tuo padre potrò scordarmi ancora.

FATIMA Scordati d'esser padre, ma Fatima non osa

Scordar con quel di figlia il bel nome di sposa.

TAMAS Lascia che avvanzi il passo quell'aggressore ardito,

O io più facilmente mi scordo esser marito (a Fatima)

FATIMA Ambi stendete il ferro, a me date la morte.

In me sfoghi lo sdegno il padre, ed il consorte.

OSMANO Perfido! (avventandosi contro Tamas)

FATIMA Ecco il mio petto (si pone dinanzi al padre).

OSMANO Ingrata! (ritirandosi)

TAMAS (ad Osmano)

II colpo arresti?

I Tartari famosi, gli eroi persian son questi?

Eccomi: io non ti temo, odio ho per te, e dispetto;

Ruota quel ferro, audace, a piè fermo ti aspetto.

OSMANO Perfido! insulti ancora? l'ira non ha più freno:

Scostati temeraria.. (a Fatima). Indegno! (contro Tamas).

FATIMA (come sopra)

Eccoti il seno.

TAMAS E che t'arresta? Dimmi, l’amor di genitore,

O, di un giovine a fronte, il codardo timore?

OSMANO Giuro a Maccon! tai onte ha da soffrire Osmano,

Che ben dodici volte fe' fuggir l'Ottomano,

Che fin su le pendici del Caucaso gelato

Frenò l'Indica gente, lo Scita ha debellato?

Odimi, figlia, e mi oda quel che ami a suo dispetto;

Dei seguaci di Marte l'onore anima il petto.

Mia figlia più non sei, se la mia gloria oscuri,

Se l'onte, e le minaccie del genitor procuri;

E se non sei più figlia, odio la tua pietade,

E sesso non rispetto, non rispetto l'etade.

L'ira, l'onor m'infiamma, tra gli insulti infierisco;

Parti, resta, frapponti, nulla mi cal, ferisco

(s'avventa contro Tamas).

FATIMA Ohimè!

(sviene, e cade sui guanciali dove prima si è seduto Alì).

OSMANO Sei tu ferita? morta sei tu caduta?

TAMASspenta, né ferita; è pel timore svenuta.

OSMANO Mirala, cuor di , mirala, in quale stato

La misera è ridotta per uno sposo ingrato!

Ohimè, che una tal vista l'alma mi opprime a segno,

Che ho i spirti confusi fra l’amore, e lo sdegno.

Mira un padre avvilito dall'amor d'una figlia.

A te qual nuovo eccesso la crudeltà consiglia?

Stupido la rimiri? né men cerchi un'aita,

Per ridonarle i spirti, per richiamarla in vita?

Perfido, se ti cale, ch'ella ti lasci, e mora,

Svenala, scellerato, svena suo padre ancora (getta la spada).

TAMAS Di sangue non mi pasco, non son disumanato,

Non odio, che me stesso, io sono un disperato (parte).

OSMANO Fatima, figlia; oh Numi! conosco or come fura

Tutti gli affetti a un padre l’affetto di natura.

Ecco la mia figliuola, eccolo il mio tesoro.

Gente, aita; chi porge a Fatima ristoro?

 


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