Carlo Goldoni
La sposa persiana

ATTO QUARTO

Scena Undicesima. Machmut, Osmano, e Curcuma

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Scena Undicesima. Machmut, Osmano, e Curcuma

 

MACHMUT Seguila (a Curcuma).

CURCUMA Sì, signore. Poverina, è pietosa;

Anch'io son per natura tenera, ed amorosa (parte).

MACHMUT Osmano, se ti lascio, forza è d'amore.

OSMANO Io stesso

Teco verrò.

MACHMUT Fra donne non si chiede l’accesso.

OSMANO V'è mia figlia.

MACHMUT E vi sono giovani schiave, ancelle.

OSMANO E la perfida Ircana si asconderà fra quelle.

MACHMUT Nol so.

OSMANO Sappilo, e rendi la schiava a me venduta,

O con quella del figlio temi la tua caduta.

MACHMUT Non minacciate, Osmano, ché alle minaccie avvezzo

Machmut non è mai stato; v'amo, vi stimo, e apprezzo.

Calmi di vostra figlia mirar contento il cuore,

Lo merta sue virtude, lo merta il suo dolore.

Tutto farò per lei contro mio figlio istesso

D'Ircana o viva, o estinta, voi avrete il possessor

Ma vel ridico in pace, l’amico rispettate.

Quando parlate meco, Osman, non minacciate (parte).

OSMANO Basta, che tu m'inganni, o che il tuo figlio indegno

Provochi, temerario, il mio foco, il mio sdegno:

Fatima non fia sempre vostra difesa, e scudo:

tratterrà il mio ferro tenero petto ignudo.

Da questo brando mio, che unqua sofferse un torto,

Qual si sia l'offensore, cadrà svenato, e morto.

E s'io morir dovessi, per vendicarmi ancora,

Salva la gloria mia, salvo l'onor, si mora (parte).

 


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