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   LIS. 
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   Moschino, la padrona... 
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   MOS. 
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   Qual padrona? 
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   LIS. 
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   La moglie; 
  Quella, che più di tutti comanda in queste soglie, 
  Vuol che subitamente andiate alla cucina, 
  E le portiate un brodo. 
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   MOS. 
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   Ha preso medicina? 
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   LIS. 
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   Pigliò la medicina che di pigliare è usata. 
  In letto ogni mattina si bee la cioccolata 
  Con cinque o sei biscotti, e, prima di pranzare, 
  Altre tre volte almeno è solita mangiare. 
  E mangia bene a pranzo, e mangia meglio a cena, 
  E ha di galanterie la tasca ognor ripiena. 
  Ora per aiutare, cred'io, la digestione, 
  Vuole che le si porti un brodo di cappone. 
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   MOS. 
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   Anderò a prepararlo. 
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   LIS. 
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   Portatelo prestino. 
  Sapete che servita vuol essere appuntino. 
  Ella colla sua flemma suole annoiar la gente, 
  E poi nell'aspettare suol essere impaziente. 
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   MOS. 
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   Quante caricature ha mai questa signora! 
  È una cosa ridicola, ed il padron l'adora. 
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   LIS. 
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   Siccome è nata nobile, ed ei non è gran cosa, 
  Gli par non esser degno d'averla per isposa. 
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   MOS. 
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   E lascia ch'ella faccia quel che le pare e piace, 
  Venga chi sa venire, ei lo sopporta e tace. 
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   LIS. 
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   Anzi ha piacer che sia servita e corteggiata, 
  Ma la povera donna in questo è corbellata. 
  Par che abbia all'apparenza cinquanta cicisbei, 
  Ma quelli che qui vengono, non vengono per lei. 
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   MOS. 
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   Lo so; per donna Barbara vengono tutti quanti, 
  Chi per la sua bellezza, e chi per li contanti. 
  Nessuno si dichiara; ciascuno ha soggezione, 
  Temendo di scoprire l'occulta inclinazione. 
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   LIS. 
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   Eh, non passerà molto che si verrà a scoprire... 
  Basta, io so un certo fatto, ma non lo posso dire. 
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   MOS. 
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   Ditelo a me,
  Lisetta. Sapete ch'io non parlo. 
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   LIS. 
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   Lo direi, ma non posso; giurai non palesarlo. 
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   MOS. 
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   Pazienza. Lo conosco io quest'occulto amante? 
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   LIS. 
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   Lo conoscete certo. 
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   MOS. 
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   È il cavalier Ferrante? 
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   LIS. 
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   Oibò. 
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   MOS. 
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   Il signor Fabrizio? 
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   LIS. 
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   Nemmeno. 
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   MOS. 
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   Il signor Conte? 
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   LIS. 
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   Qual Conte? 
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   MOS. 
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   Il conte Orazio? 
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   LIS. 
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   No. 
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   MOS. 
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   Quel di Chiaramonte? 
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   LIS. 
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   Eh per l'appunto! 
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   MOS. 
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   Aspetta. I Conti sono tre. 
  Sarà quel d'Altomare, l'ho ritrovato affé. 
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   LIS. 
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   Via, va a prendere il brodo. 
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   MOS. 
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   L'ho trovato, Lisetta? 
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   LIS. 
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   Va a riscaldare il brodo, che la padrona aspetta. 
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   MOS. 
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   Vado: il Conte alla giovine spiegò il suo sentimento? 
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   LIS. 
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   Non sono una pettegola; non rompo il giuramento. 
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   MOS. 
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   Brava, del giuramento dei sostener l'impegno. 
  (Senza che altro mi dica, sono arrivato al segno). (parte) 
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