Carlo Goldoni
La sposa sagace

ATTO TERZO

SCENA NONA   Donna Barbara e detti

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SCENA NONA

 

Donna Barbara e detti.

 

BAR.

È permesso, signori? (tutti e tre i cavalieri si alzano)

PET.

Eccola. (con sdegno)

POL.

Che volete? (a donna Barbara)

DUCA

Favorisca. (esibendo la sedia a donna Barbara)

CAV.

S'accomodi. (esibendo la sedia a donna Barbara)

PET.

Fermatevi, e sedete. (al Duca e al Cavaliere, facendoli sedere per forza)

BAR.

Caro il mio signor padre, non mi può più vedere?

Che cosa mai le ho fatto? Mi lasci un po' sedere. (a don Policarpio)

POL.

(Poverina! per dirla, mi fa compassïone). (da sé)

BAR.

Permette un pocolino? (a don Policarpio)

POL.

Via, vi do permissione.

CON.

Eccovi la mia sedia. (a donna Barbara)

BAR.

E voi?

CON.

Ne prendo un'altra. (va a prendere un'altra sedia)

BAR.

Appresso il signor padre. (siede vicino a don Policarpio)

PET.

(Come sa far la scaltra). (da sé)

CON.

Se permette, la sedia alla sua sedia accosto. (a donna Barbara)

BAR.

Eh caro signor Conte, questo non è il suo posto.

I cavalier non mancano, quando sono impegnati. (accennando donna Petronilla con finto sdegno)

CON.

Non vedete, signora? sono i luoghi occupati.

BAR.

Per me vi parlo schietto, non fo da comodino;

Io sto col signor padre, non voglio alcun vicino.

POL.

(Cara la mia figliuola, siate un po' più civile;

Con chi vi usa rispetto, mostratevi gentile.

Siete un po' troppo ruvida; se non vi cambierete,

Credetemi, figliuola, non vi mariterete). (piano a donna Barbara)

BAR.

Io parlo come penso, e tratto come soglio.

Il Conte davvicino, signore, io non lo voglio. (a don Policarpio, forte)

PET.

Non vuol vicino il Conte, di già si dichiari.

Ma se vi andasse il Duca, non parleria così.

DUCA

Per evitar le liti, andrò, se il permettete. (a donna Petronilla, alzandosi)

CAV.

Anderò io, signora. (a donna Petronilla, alzandosi)

PET.

Fermatevi, e sedete. (al Duca e al Cavaliere, facendoli sedere per forza)

POL.

Conte, non le badate. Sedete, io vel permetto.

CON.

Non vorrei dispiacerle. (sedendo vicino a donna Barbara)

BAR.

(Che tu sia benedetto!)

DUCA

Spiacemi donna Barbara vedere un po' alterata.

CAV.

Verrà forse quel tempo, che sarà consolata.

DUCA

E non tarderà molto.

PET.

Dico, signori miei,

Volete parlar meco, o ragionar con lei? (al Duca e al Cavaliere)

Vi burlano, sapete. (a donna Barbara)

POL.

Non crederei tal cosa.

BAR.

Che mi burlino pure, alfin... (son vostra sposa). (piano al Conte)

CON.

Io non burlo, signora. (a donna Barbara)

PET.

Credete ai detti sui? (a donna Barbara)

BAR.

Burlata anche dal Conte? (a donna Petronilla)

PET.

Sì certo, anche da lui. (a donna Barbara)

BAR.

Oh, che burlino gli altri, non me n'importa un fico.

Non ho riguardo alcuno, in faccia ve lo dico.

Signor Conte carissimo, cogli altri io tacerei,

Ma un'insolenza simile da voi non soffrirei.

Questo pensier villano cacciatel dal pensiero,

Non vo' che mi burliate. (Vo' che facciam davvero). (queste ultime parole piano al Conte)

POL.

Ha ragione mia figlia. Anch'io nol soffrirò. (al Conte)

CON.

Signor, ve lo protesto. Io non la burlerò. (a don Policarpio)

 

 

 


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