CAV.
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Eccomi a' cenni vostri.
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PET.
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Tardi, signor; perché?
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CAV.
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Mi sono trattenuto a bevere il caffè:
A beverlo, signora, siete di là aspettata.
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PET.
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Il caffè non mi piace; berrò la cioccolata.
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CAV.
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Dopo il pranzo?
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PET.
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Sì certo, giova alla digestione.
Così da qui a tre ore potrò far colezione.
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CAV.
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Signora, il vostro stomaco davver poco riposa.
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PET.
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Lasciam queste fandonie, parliam d'un'altra cosa.
Cavaliere, mi pare che non vi spiaccia molto
Mirar di donna Barbara furtivamente il volto.
Non è egli ver?
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CAV.
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Signora... (mostrando di vergognarsi)
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PET.
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Io son del vero amica;
Se in me vi confidate, non vi sarò nemica.
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CAV.
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Certo, se voi credete ch'io fossi così ardito
Di burlar quella giovane...
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PET.
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Siete un signor compito.
So che del vostro cuore voi le faceste un dono.
Cavalier, palesatevi, ch'io di già vi perdono.
Via, ditemi: l'amate? La verità sol bramo.
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CAV.
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Quando ho da dir il vero, ve lo confesso, io l'amo.
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PET.
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Bravo, così mi piace. Voglio saper di più...
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CAV.
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Signora, non vorrei che mi tiraste giù.
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PET.
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Povero bambolino! svelatemi ogni cosa.
Son qui per aiutarvi; la prendereste in sposa?
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CAV.
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Perché no?
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PET.
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Lo sapete qual sia la di lei dote?
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CAV.
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So quel che le destinano, e quel che sperar puote.
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PET.
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Facciam questo negozio?
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CAV.
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S'io non vi dico un no,
Temo che voi mi dite: ed io non ve la do.
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PET.
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Stupisco che formiate di me sì mal concetto.
Chiedetela in consorte, ed io ve la prometto.
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CAV.
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Ma il padre suo?
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PET.
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Per ora lasciamolo da banda.
Io sono in questa casa che puote e che comanda.
Il contratto di nozze accordiam fra di noi,
E al signor Policarpio glielo direm dipoi.
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CAV.
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Non vorrei che i discorsi fra noi riuscisser vani.
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PET.
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No, so io quel che dico.
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CAV.
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Son nelle vostre mani.
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PET.
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Cavalier, ritornate in compagnia degli altri.
Non facciam che sospettino, perché son furbi e scaltri.
Lasciatemi operare. Ho sentimenti umani.
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CAV.
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Altro non vi rispondo. Son nelle vostre mani.
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