Carlo Goldoni
La sposa sagace

ATTO TERZO

SCENA OTTAVA   Donna Petronilla, poi don Policarpio

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SCENA OTTAVA

 

Donna Petronilla, poi don Policarpio

 

PET.

So che don Policarpio desia di maritarla.

Per moglie a un cavaliere egli non può negarla;

E circa donna Barbara, il dir d'una fanciulla,

Quando così è disposto, non contasi per nulla.

POL.

Posso venir? (con affettazione)

PET.

Fa grazia.

POL.

Se no, comandi pure. (mostrando di ritirarsi)

PET.

Cosa servono adesso queste caricature?

Meglio avereste fatto a star colla figliuola;

Con tre giovani al fianco, vi par stia bene sola?

POL.

Barbara nel suo quarto a ritirarsi è ita.

Il Duca e il Cavaliere giocano una partita.

Il Conte alla finestra parla non so con chi;

Ed io per riverirla sono venuto qui.

PET.

Davver, don Policarpio, mi fate venir male.

POL.

Lo so, signora mia, ch'io sono un animale,

Che non mi può vedere, che non mi stima un fico.

PET.

Orsù, che si finisca; l'ho detto e lo ridico:

Codesta affettazione un corbellar si chiama.

Portatemi rispetto, che alfin sono una dama.

POL.

Via, donna Petronilla, siate un pochin più buona.

Vorrei comunicarvi...

PET.

Dov'è la mia poltrona?

POL.

Subito ve la porto. (va a prendere la poltrona)

PET.

Da ridere mi viene. (ridendo)

POL.

Ridete? Eh poveraccio! non mi volete bene.

PET.

Perché mai dite questo?

POL.

Perché se al genio mio...

Aspettate un pochino, voglio sedere anch'io. (va a prendere una sedia, e si pone a sedere)

PET.

(Ora mi muove il vomito). (da sé)

POL.

Sentite una parola...

PET.

Orsù, parliamo un poco della vostra figliuola.

POL.

Di già me l'aspettava, temete che a drittura...

Via, non dirò niente; non abbiate paura.

Parliam della figliuola. Penso di maritarla.

PET.

In ciò siamo d'accordo, è ben di collocarla.

POL.

Ella è in età discreta; di dote è provveduta,

E non è tanto sciocca.

PET.

Lo so ancor io ch'è astuta.

POL.

Ma non saprete tutto.

PET.

So forse più di voi.

POL.

Lo sapete che anch'ella ha gli amoretti suoi?

PET.

Sì, ho scoperto ogni cosa e so chi la pretende.

POL.

Come lo rilevaste?

PET.

Chi ha buon orecchio, intende.

POL.

Che vi par del partito?

PET.

Mi par che sia buonissimo.

POL.

Pare anche a me un figliuolo e prudentissimo.

Voi che le case nobili tutte vi saran note,

Vi pare che li meriti trentamila di dote?

PET.

Di una famiglia illustre non vi dirò ch'ei sia,

Non si può, per esempio, mettere colla mia;

Ma però in ogni modo è nato cavaliere,

E il padre della sposa non è che un finanziere.

Senza una buona dote sperar non si potrà

Ch'ei voglia con tai nozze sporcar la nobiltà.

POL.

Sporcar la nobiltà?

PET.

Almen non crederei

Ch'ei fosse così sciocco, come son stati i miei.

POL.

Dunque per me vi siete sporcata in questo loco.

Consolatevi almeno che vi ho sporcato poco.

PET.

Ciò non conclude nulla.

POL.

Conclude qualche cosa.

PET.

Dunque, per quel ch'io sento, Barbara è presto sposa.

POL.

Per dir la verità, temea che vi opponeste;

Ora che l'approvate, farem le cose preste.

PET.

Come spesso s'inganna la gente scimunita!

Temea non l'accordassi, ed io gliel'ho esibita.

POL.

Quando? Perché mi ha detto: nol dite alla signora.

PET.

Credo non sia per anche passata una mezz'ora.

POL.

Prima o dopo di me?

PET.

Non so se prima o poi.

Io so che immantinente gliel'ho promessa. E voi?

POL.

Anch'io diedi parola che si farà il contratto.

PET.

Dunque, per quel ch'io sento, il matrimonio è fatto.

POL.

Manca una sola cosa.

PET.

Cosa mancar vi può?

POL.

Sentir s'ella è contenta.

PET.

Eh, non dirà di no.

POL.

Anch'io son persuaso ch'ella dirà di sì.

Tanto più che si parlano di notte, e anche di .

E so di un certo fatto, di certa tabacchiera.

Basta; è ben che si sposino.

PET.

Facciamolo stassera.

POL.

Mandiamola a chiamare.

PET.

Subito. Chi è di ?

 

 

 


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