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Crede colle minaccie d'intimorirmi, il veggio; Ma chi obbligarmi intende col minacciar, fa peggio. Vita non diemmi alfine, quei che così mi parla; Quando una cosa ho in mente, ho cuor da superarla. |
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Con voi star non isdegno, che vi amo e vi rispetto. Ma se lo zio mi vuole... |
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Sì, se ciò non v'incresce. |
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Far quel ch'ei mi comanda, dolcissimo mi riesce. È un cavalier sì degno, sì docile, amoroso, Che torto a lui farebbe un cuor men rispettoso. |
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Le prove del suo affetto per noi non riescon nuove. Orfane in età nubile di padre e genitrice, Di più che può pretendersi, di più che sperar lice? Ei ci ha raccolte seco, ricuperò l'entrate Dal prodigo germano vendute o ipotecate; D'un trattamento illustre non ci privò per questo, Tal che a più ricche figlie grato sarebbe e onesto. Solito a viver solo nella sua pace antica, Per noi sfuggir non seppe le cure e la fatica. Cosa da noi non bramasi, ch'ei non conceda appieno, Sempre con noi piacevole, sempre con noi sereno. |
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Questa d'amore intendo dolcissima favella. |
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Voi lo sceglieste? |
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Ancora di me non ha fissato. |
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S'io vi cedessi il loco, ricusereste il dono? |
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Germana, qual credete, sì semplice non sono. |
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Voi non sapete, ardita, che motteggiar schernendo; Le vostre mire io veggio, l'animo vostro intendo. Finger volete meco la dipendenza onesta, Ma se lo zio il volesse, altro per voi non resta. Volea per i miei fini cedervi il loco, è vero; Or non lo voglio, in pena di quel linguaggio altero. Io son la prima nata. è ver che il padre è morto, Ma son bastante io sola a riparare un torto. So che di nozze amico è il cuor candido e puro, Ma sposa non sarete, s'io non lo sono, il giuro; E per vedervi afflitta senza il consorte a lato, Capace son di vivere trent'anni in questo stato. Qual voi di maritarmi la brama non mi alletta, E più di un matrimonio, mi piace una vendetta. (parte) |
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