Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO SECONDO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Donna Rosa, poi don Riccardo.

 

ROSA

Ci vuol fortuna al mondo, un cavaliersaggio

Soffre da lei gli scherni, perdonale ogni oltraggio;

E di una, che di Livia avesse maggior merto,

Ogni leggiero insulto sarebbe mal sofferto.

RIC.

(Eccola, vo provarmi svelar del suo pensiero

Con arte a me non usa, se mi riesce, il vero).

Vi ho ritrovata alfine, posso alfin ragionarvi.

ROSA

Unito alla germana temei d'importunarvi.

RIC.

Per la germana vostra parmi veder tal sdegno

Nutrirsi in voi, che passa d'ogni ragione il segno.

E ver che spesso abbonda di strani sentimenti,

Ma in lei trovansi ancora dei docili momenti.

Di voi parlommi in guisa testé con cuore aperto,

Che dubitar non posso, che del suo amor son certo.

Del dispiacer che diedemi, sente dolor, si affanna.

ROSA

Signor, l'accorto labbro, credetemi, v'inganna.

RIC.

Il sospettar mai sempre, il dubitar di tutto,

Della virtù più bella fa che si perda il frutto.

Io che mentir non soglio, facile credo ai detti;

La diffidenza vostra fa che di voi sospetti.

ROSA

Qual mi offre donna Livia prova di vero amore?

RIC.

Una, che d'ogni prova dee credersi maggiore:

Lascia non sol che a lei vada la suora innante,

Ma pronta si dichiara a cederle l'amante.

RIC.

Una, che d'ogni prova dee credersi maggiore.

Lascia non sol che a lei vada la suora innante,

Ma pronta si dichiara a cederle l'amante.

 

 

 

ROSA

Signor, voi lo credete?

 

 

 

RIC.

Il dubitar non giova.

 

 

 

ROSA

S'è ver che di cuor parli, facciamone una prova.

 

 

 

RIC.

Voi non sprezzate il dono, s'è il di lei cuor sincero?

 

 

 

ROSA

Quando sperar potessi... ma che sia ver non spero.

 

 

 

RIC.

Facciamone una prova.

 

 

 

ROSA

Vediam se si ritratta,

Qual già di fare ha in uso.

 

 

 

RIC.

Sì, sì, la prova è fatta.

Semplice, qual pensate, non credo ai detti suoi,

Ma semplice non sono nel prestar fede a voi.

Diedemi il vostro ciglio di ciò qualche sospetto;

Dall'arte mi ho servito per trarvi il ver dal petto.

 

 

 

ROSA

Signor, non vi capisco.

 

 

 

RIC.

Quella finzione istessa

Che mi ostentate in faccia, rimproveri voi stessa.

Bella prontezza accorta di un cuor che si rassegna!

Se la germana il cede, l'amante non isdegna.

Segno che prevenuta è da un segreto amore:

Non ponesi per prova a repentaglio il cuore.

Livia che stolta è detta, di voi teme a ragione,

E la sorella incauta al suo livor si espone.

In lei che ha l'alma ardita, men condannar mi piace

Follia che altri nasconde colla menzogna, e tace.

RIC.

Quella finzione istessa

Che mi ostentate in faccia, rimproveri voi stessa.

Bella prontezza accorta di un cuor che si rassegna!

Se la germana il cede, l'amante non isdegna.

Segno che prevenuta è da un segreto amore.

Non ponesi per prova a repentaglio il cuore.

Livia che stolta è detta, di voi teme a ragione,

E la sorella incauta al suo livor si espone.

In lei che ha l'alma ardita, men condannar mi piace

Follia che altri nasconde colla menzogna, e tace.

 

 

 

ROSA

Possibile, signore, che me nel vostro petto

Dipinga il mio destino con un sì nero aspetto?

Giuro per tutti i numi...

 

 

 

RIC.

Basta così; si taccia.

Smentir faravvi a un tratto quel che or vi viene in faccia.

 

 

 

ROSA

Don Rinaldo? Vedete se amor per lui mi punge.

Parto, e mi vegga ei pure partire allor che giunge.

Nol curo, s'ei mi segue; mi parli, io non l'ascolto.

 

 

 

RIC.

Franco favella il labbro, ma vi cambiate in volto.

 

 

 

ROSA

Quel che mi cambia in viso, non è colpa o rossore.

Ma il nuovo inaspettato parlar del mio signore.

Da voi non seppi unquanco tradir la dipendenza.

Sa il cielo, ed a voi nota sarà la mia innocenza. (parte piangendo)

 

 

 

RIC.

(Fammi sperar quel pianto il di lei cuor sincero.

Donne chi vi può credere? Quando mai dite il vero?)

 

 

 

 

 

 


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