Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Don Rinaldo e don Riccardo.

 

RIN.

Signor, m'indussi alfine tentar con un viglietto

Prove alla mia tiranna dar di costante affetto.

Di cavalier mi parve opera degna, onesta.

RIC.

Qual risposta ne aveste?

RIN.

La sua risposta è questa. (mostra il foglio stracciato)

RIC.

Lo lesse e lo stracciò?

RIN.

Letto lo avesse almeno.

RIC.

Or che vi dice il cuore?

RIN.

Fremer lo sento in seno.

L'aspro crudele insulto sdegnommi in sul momento.

Volea contro l'ingrata formare un giuramento,

Ma nel momento istesso la pinse al mio pensiero

Bella più dell'usato il faretrato arciero;

E dir nel cuor m'intesi: perché non le perdoni?

Morrai, se tu la perdi, morrai, se l'abbandoni.

RIN.

Fremer lo sento in seno.

L'aspro crudele insulto sdegnommi in sul momento.

Volea contro l'ingrata formare un giuramento,

Ma nel momento istesso la pinse al mio pensiero

Bella più dell'usato il faretrato arciero;

E dir nel cuor m'intesi. perché non le perdoni?

Morrai, se tu la perdi, morrai, se l'abbandoni.

 

 

 

RIC.

Basta, qualunque siasi, amico, il vostro affetto,

Soffrir più lungamente non deesi nel mio tetto.

Se amar donna vi piace, che a voi mal corrisponde

Ite, perdon vi chiedo, ad incensarla altronde.

Aspro non sono a segno, che tollerar l'amore

A un imeneo vicino non sappia il mio rigore;

Ma s'ella il cuore ha ingrato, e voi l'avete insano;

Sdegno l'amor mi desta, e il tollerarlo è vano.

 

 

 

RIN.

So che con voi ardito fui di soverchio, il vedo,

Ma una sol grazia, amico, e fia l'estrema, io chiedo.

Fate che una sol volta possa vederla ancora;

Possa parlarle almeno, poi sarò pago allora.

 

 

 

RIC.

Non bastavi il disprezzo con cui trattovvi audace;

Onte maggiori e insulti aver da lei vi piace?

 

 

 

RIN.

Chi sa che gli occhi miei non destin nel suo petto

Quella pietà, che invano cercai con un viglietto?

Non è una tigre alfine, e son le fere istesse

Flessibili talvolta alle lusinghe anch'esse.

 

 

 

RIC.

Oh voglia il cielo, e mi escono caldi dal seno i voti,

Che possa in altro stato mirar le due nipoti!

Non se d'armata in campo mio sol fosse il ,

Tal proverei, qual provo, agitamento interno.

Questo vi si conceda ultimo dono onesto.

Ma cavalier voi siete; l'ultimo don sia questo. (parte)

 

 

 

 

 

 


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