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SCENA PRIMA
Altra camera
Don Riccardo da una parte, e don Rinaldo dall'altra.
RIN. |
Signor, grazie a voi rendo della bontade usata Meco nel tollerarmi. |
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RIC. |
Come la cosa è andata? |
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RIN. |
Andò come potevasi sperar da un cuor ferino; Andò qual per mio peggio comanda il mio destino. Che non fe', che non disse, un labbro innamorato? Mi vide al di lei piede la barbara prostrato. Finse pietà l'ingrata; mi dier lusinga i vezzi; Ma ricambiommi alfine coll'onte e coi disprezzi. |
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RIC. |
Non mi vantate in faccia la stolida costanza. Della nipote ardita cerco disfarmi, è vero. Darla a voi piacerebbemi, egregio cavaliero; Potrebbesi sperare che si cambiasse un dì, Ma voi veder non posso ingiuriar così. Amo l'onesto, il giusto; odio un ingrato eccesso; Tinto di simil macchia abborrirei me stesso. Qual parlerei, lo giuro, ad un nipote, a un figlio, Tale a voi, don Rinaldo, propongo il mio consiglio. Scordatevi l'ingrata, lasciate di seguirla, |
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RIN. |
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RIC. |
Ancora. |
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RIN. |
Sì, lo confesso. |
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RIC. |
E siete, qual uom di sangue oscuro, Insensibile ai torti? |
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RIN. |
Ah questo no, vel giuro. Amo la donna ingrata; ma cavaliere io sono Consigliami l'onore lasciarla in abbandono. Costimi ancor la vita, saprà ch'io son disciolto; Più non mi avrà d'intorno, più non vedrolla in volto. Ma se per mia sventura amarmi ella non puote, Per me del zio lo sdegno non soffra una nipote. A me più non si pensi da voi, da lei, dal mondo, |
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RIC. |
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RIN. |
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RIC. |
Come ciò far pensate? |
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RIN. |
La libertà in un foglio del cuore e degli affetti. L'avrà senza rimorso; potranno a lor talento Quegli occhi traditori altrui render contento; Ed io, che invidia sempre avrò dell'altrui sorte, Attenderò il rimedio dal tempo, o dalla morte. E voi, se a me congiunto il ciel non vuol che siate. Dell'amicizia vostra almen non mi private. Siami permesso il dirvi, che alla nipote umano Esser vogliate, ad onta di un cuor barbaro e strano; Ch'ella, se tal fu meco, lo fu per mia sventura. Altrui sarà quell'anima più docile, men dura. Fu meco sconoscente, m'insulta, mi martella; |
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