Indegnissimo foglio! perfido chi ti ha impresso!
Cento insulti ha sofferti, e si risente adesso?
Dopo il perdon ch'ei m'ebbe richiesto, ed
ottenuto
Per più leggiera offesa sì indocile è venuto?
Leggiamole di nuovo queste superbe note:
Ah, di rossor nel leggerle si tingono le gote.
Io soffrirò che tale un amator mi scriva?
Da me ottener non speri perdono infin ch'io viva.
Signora. L'idol suo più non mi chiama?
indegno!
Della signora aspettati a tollerar lo
sdegno.
Signora. A tollerarvi son da lung'uso avvezzo,
Ma giunse ad istancarmi quest'ultimo disprezzo.
Che dissi mai stamane, che fosse oltre l'usato?
Ah sì, l'aspra catena cangiar l'ho provocato.
Ma ch'io da scherzo il dissi, non s'avvisò lo
stolto?
Ah, che trascorre il labbro, allor che parla
molto!
S'egli da me tornasse, direi che tal non fu...
Ma che da me non torni; non vo' vederlo più. (adirata,
poi sospira)
Trovate altri che sappia meglio di me soffrire.
Io, pria di più vedervi, mi eleggo di morire.
Morrà, se non mi vede. Ma vuol morir, protesta.
Eh, di sdegnato amante solita frase è questa.
Ritornerà, son certa; amor vince l'orgoglio;
Ma torni pur l'ingrato, più rimirar nol voglio. (adirata,
poi sospira)
Lo dissi a don Riccardo. Giurai sull'onor mio.
Recavi questo foglio un sempiterno addio.
Questo è troppo. (siede) Narrarlo a don
Riccardo istesso?
Debolezza da stolto, indegna del suo sesso.
Di me che dirà il zio? che dirà il mondo tutto?
Ah, delle mie stranezze ecco alla fine il frutto.
Cecchino.
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