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CEC. |
Con lei sono avvezzato; la so blandir da scaltro; Quello ch'io talor soffro, non soffrirebbe un altro. Ma se colle stranezze mi provoca e m'aizza, Con qualche regaluccio mi medica la stizza. |
CEC. |
Mi comandi. |
CEC. |
Sarà servita. |
CEC. |
(Da ridere mi viene). (da sé) |
Sappimi dir se lieto ei ti rassembri in viso; Se avesse mai di lagrime l'occhio dolente intriso; Se nell'aprire il foglio, la man gli tremi, e come |
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CEC. |
E se me lo rendesse il Cavalier stracciato? |
Se tal disprezzo io soffro, non mi venir più innante. Ma nol farà; son certa che don Rinaldo è amante. È un amator sdegnato; tal della donna è il vanto; |
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CEC. |
(Oh, di superba femmina prosunzion maledetta! Pretende che l'amante di tutto abbia a scordarsi. Se don Rinaldo è un uomo, stavolta ha da rifarsi. Lo goderei, lo giuro, vederlo ricattato, A costo anche di perdere, e di essere picchiato). (da sé, indi parte) |