Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO QUARTO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Donna Livia poi don Riccardo ed il marchese Asdrubale.

 

LIV.

Restami ancor in dubbio, se finga, o sia già sposa.

Posso appagar la brama, che rendemi curiosa.

Dissimular lo sdegno saprò, finché del vero

Mi appaghi don Riccardo, che or vien col cavaliero.

RIC.

Marchese, il cuor conferma quel che col labbro io dico;

Vi è noto qual vi sono fin da' prim'anni amico.

Bramai che a voi congiunto fosse il mio sangue invano,

E la nipote al nodo prestar nega la mano.

MAR.

Perché pensate voi sdegnar voglia in consorte,

Cospetto! un cavaliere, un uom della mia sorte?

RIC.

Sprezzo in lei non credete, ma un debole desio.

MAR.

Le prime dame aspirano, cospetto! ad un par mio.

LIV.

(Per dirla, al primo abbordo ha un'aria che ributta,

Ma spesso il bel si cela, se l'apparenza è brutta). (da sé)

MAR.

Lo zio colla nipote voler può a suo dispetto.

L'uomo dev'esser uomo, farsi stimar, cospetto!

LIV.

(Gli sta pur bene in bocca quel cospettar frequente!) (da sé)

RIC.

Non ponno ad uom felici riuscir nozze violente,

Né d'amor foco accendere potrebbe un cuor di ghiaccio.

Acchetatevi, amico. Alfin...

MAR.

Cospettonaccio!

LIV.

(Segno è d'animo grande quel risentire il caldo.

Tutti non hanno in seno il gel di don Rinaldo). (da sé)

RIC.

Che fa qui la nipote?

LIV.

Fo quel che piace a me.

RIC.

Risposta di voi degna!

LIV.

Quel cavalier chi è?

RIC.

Questi è il marchese Asdrubale.

LIV.

(Asdrubale! mi piace).

MAR.

Chi è quella?

RIC.

È donna Livia.

MAR.

Cospetto! non mi spiace.

RIC.

(Affé, se amor formassestrano matrimonio,

Pronubo a nozze tali vedrebbesi il demonio).

MAR.

Donna Livia è fanciulla?

LIV.

Lo son, per mia sventura.

RIC.

Piacevi il bel costume? (al Marchese)

MAR.

Parlatele a drittura.

RIC.

(Quasi di farlo ho in animo, sol per escir d'imbroglio). (da sé)

LIV.

(Pentomi a don Rinaldo aver inviato il foglio). (da sé)

RIC.

(Ma non ho cuor di unire destra a destra furente). (da sé)

MAR.

(Se non lo fa, cospetto!) (da sé)

LIV.

(Ah, che d'amor è ardente!) (da sé)

RIC.

Piacciavi, donna Livia, andar per un momento.

Sarò da voi fra poco.

LIV.

(Ardere anch'io mi sento). (da sé)

Parto per obbedirvi. Alle mie stanze aspetto,

Ma l'aspettar soverchio fremer mi fa.

MAR.

Cospetto!

Che bell'ardir sublime, che spirito è codesto!

LIV.

(Non ho veduto un uomo più amabile di questo). (da sé, indi parte)

 

 

 


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