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Donna Livia poi don Riccardo ed il marchese Asdrubale.
Restami ancor in dubbio, se finga, o sia già sposa. Posso appagar la brama, che rendemi curiosa. Dissimular lo sdegno saprò, finché del vero |
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RIC. |
Marchese, il cuor conferma quel che col labbro io dico; Vi è noto qual vi sono fin da' prim'anni amico. |
RIC. |
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(Gli sta pur bene in bocca quel cospettar frequente!) (da sé) |
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RIC. |
Non ponno ad uom felici riuscir nozze violente, Né d'amor foco accendere potrebbe un cuor di ghiaccio. Acchetatevi, amico. Alfin... |
RIC. |
Che fa qui la nipote? |
RIC. |
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Quel cavalier chi è? |
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RIC. |
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Chi è quella? |
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RIC. |
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RIC. |
(Affé, se amor formasse sì strano matrimonio, Pronubo a nozze tali vedrebbesi il demonio). |
Lo son, per mia sventura. |
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RIC. |
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RIC. |
(Quasi di farlo ho in animo, sol per escir d'imbroglio). (da sé) |
RIC. |
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(Se non lo fa, cospetto!) (da sé) |
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RIC. |
Piacciavi, donna Livia, andar per un momento. Sarò da voi fra poco. |
(Ardere anch'io mi sento). (da sé) |
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(Non ho veduto un uomo più amabile di questo). (da sé, indi parte) |