Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO QUARTO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Il marchese Asdrubale e don Riccardo.

 

MAR.

Perché lontan la giovane mandar dagli occhi miei?

RIC.

Perché vi bramo in prima parlar senza di lei.

MAR.

Ben, che volete dirmi?

RIC.

Dirò, prima di tutto,

Che amorrepentino non fa sperar buon frutto;

Che a me venuto siete per la minor germana.

E parmi or tal richiesta irregolare e strana.

MAR.

A voi non è ben noto il mio temperamento.

Son uno che, per solito, si accende in un momento.

Chi sa pigliarmi a un tratto, di me fa ciò che vuole;

Difficoltà m'irritano, mi seccan le parole.

Sarò di donna Livia, s'ella è di me contenta;

Concludansi le nozze innanzi ch'io mi penta.

RIC.

Non mi credea rinchiudersi in cavalierdegno

Un cuor di simil tempra, volubile a tal segno.

A voi basta un sol punto per divenir marito;

Non vo' arrischiar domani di vedervi pentito.

Questa maggior nipote m'inquieta, io lo confesso;

Ma a lei niente di meno serbo l'amore istesso.

All'imprudenza indocile, che forma il suo periglio,

Opponere mi giova la forza ed il consiglio.

MAR.

Oh cospetto, cospetto!

RIC.

Escir da questo tetto

Favorite per ora.

MAR.

Dev'esser mia, al cospetto.

RIC.

Ella è strana, signore.

MAR.

Lo sono al par di lei.

RIC.

I grilli suoi son perfidi.

MAR.

Si cambieran coi miei.

RIC.

Suol sdegnarsi per nulla.

MAR.

Mi sdegno anch'io per poco.

RIC.

Manderanno due mantici tutta la casa a foco.

MAR.

Tutti i consigli vostri al desir mio son vani.

Cospetto! ho già risolto.

RIC.

Ne parlerem domani.

MAR.

No, che il doman s'aspetti, male da voi si spera.

RIC.

(Mi vo' sottrar, se posso): ne parlerem stassera.

RIC.

(Mi vo' sottrar, se posso). ne parlerem stassera.

 

 

 

MAR.

Bene, fino alla sera sarò a soffrir costretto;

Perché mi sento in seno... non lo so dir... Cospetto! (parte)

 

 

 

 

 

 


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