Carlo Goldoni
La donna stravagante

ATTO QUINTO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

Don Properzio, don Medoro ed il suddetto.

 

PRO.

Amico, se degnate con noi d'accompagnarvi,

Andiam da don Riccardo, venite a consolarvi.

RIN.

Per qual ragion?

MED.

Si dice che sia concluso e fatto

Fra la minor nipote e un principe il contratto.

PRO.

L'altra maggior germana motivo ha d'invidiarla.

MED.

Che dite? don Rinaldo non basta a consolarla?

PRO.

È ver, l'esser che vale di titoli ripieno?

Nobile è don Rinaldo di un principe non meno.

MED.

La nobiltade in lui sopra d'ognun s'apprezza.

PRO.

Ed alla nobiltade congiunta ha la ricchezza.

RIN.

Amici, delle lodi non son soverchio amico;

Ma se adular pensate, franco sostengo e dico,

Che son per il mio grado, che son pel mio natale,

Più assai che non credete ai primi lumi eguale.

PRO.

Questo si sa, nel mondo entrambi siete noti.

RIN.

meglio don Riccardo locar può le nipoti.

PRO.

(Giustizia ai loro meriti giovaci far con arte,

Se delle nozze loro vogliamo esser a parte). (piano a don Medoro)

MED.

(Son cavalieri illustri, son ambi generosi.

Godrem de' trattamenti magnifici e pomposi). (piano a don Properzio)

RIN.

(Più non si stia dubbioso, giacché partir conviene). (da sé)

 

 

 


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