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TAR. |
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TOR. |
Che cosa c'è? |
TAR. |
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TOR. |
Sì, v'andrò quanto prima. |
GHE. |
Per me non v'arrestate; v'attenderò curioso Di saper che ha voluto. |
TOR. |
(Eccolo qui il noioso. Vuol saper tutto). |
TAR. |
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TOR. |
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TAR. |
Tosto vi vuole. |
TOR. |
Ah maledetto il punto, che in Corte io son venuto! Venero il mio signore, ma a lui non mi ho venduto. Giovin di quattro lustri venni invitato in Corte; Sperai co' miei sudori fabbricar la mia sorte. Lo studio e la fatica riposo unqua non diemme, Ott'anni ho consumati nella Gerusalemme; E il mio signore, a cui l'opra sacrar si vede, Qual diede a' miei sudori generosa mercede? Misero me! per lui faticato ho l'ingegno, E d'un clemente sguardo appena mi fa degno. Gli hanno i nemici miei avvelenato il cuore: Mi tratta da nemico il Prence, il protettore. Non so il perché... può darsi... ma no, non è capace. Facile ascolta, e crede... Chetati, labbro audace. Vadasi a lui... ma s'egli?... Egli è di me il padrone. Se il nemico m'insulta? Mi saprà far ragione. |