Carlo Goldoni
Torquato Tasso

ATTO PRIMO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

Don Gherardo solo.

 

GHE.

Suol lagrimosi effetti produr melanconia.

Misero chi è soggetto al mal di fantasia!

Io almen l'indifferenza ebbi dal cielo in dono:

Vada ben, vada male, sempre lo stesso io sono.

Forza è dir di Torquato, che la bile lo prema,

Or che del suo Goffredo cambiar vuole il poema.

Curiosità mi sprona veder com'egli è accinto...

Il duodecimo canto fatto è il decimoquinto. (va leggendo sopra vari fogli che trova sul tavolino.)

Era la notte, e non prendean ristoro

Col sonno ancor le faticose genti,

Ma qui il rimbombo del martel sonoro

Faceva i Franchi alla custodia intenti.

Ha scassato, ha cambiato. Il cambio eccolo qui,

Vediam la correzione. Ora dice così:

Ma qui vegghiando nel fabbril lavoro,

Stavano i Franchi alla custodia intenti.

Ecco dove si perde, chi di sé ha poca stima:

La mutazion peggiora: meglio diceva in prima.

E rintegrando le già rotte mura,

E de' feriti era comun la cura.

E rintegrando gian le rotte mura,

E degli egri s'avea pietosa cura.

Spiacemi di Torquato l'inutile lavoro;

Vedo che, per far meglio, vuol perdere il decoro.

Questa non parmi ottava. Leggiamo. È un madrigale.

Che un amico lo vegga non dee aversene a male.

Cantava, in riva al fiume, Tirsi d'Eleonora...

Che sento? E rispondean le selve e l'onde, onora,

E l'acque insieme e i rami. Costui di chi favella.

Or chi fia che l'onori, e che non l'ami? Oh bella!

Quel che Torquato turba, son l'amorose doglie.

Amante è d'Eleonora? sarebbe ella mia moglie?

Due altre ve ne sono in Corte di tal nome:

Non spiega il madrigale né il grado, né il cognome.

Ma una è la Marchesa, del Duca favorita;

L'altra è la damigella: non sarà preferita.

Torquato, il cuor mi dice, amante d'Eleonora,

Mi fa l'onor sublime d'amar la mia signora.

Dottissimo poeta, una finezza è questa,

Che può d'estro poetico aggravarmi la testa.

Tu sei, per quel ch'i' vedo, per amor melanconico,

Io non vorrei d'intorno di gelosia il mal cronico.

Finora è un mio sospetto. Forse ciò non sarà.

Ecco, sia maladetta la mia curiosità.

Fogli mai più non leggo, novità più non curo.

La moglie mia conosco. Vivo di lei sicuro.

Vorrei però sapere con queste rime sue

Qual altra il buon Torquato onora delle due.

Voglio portarli meco questi graziosi carmi,

Voglio copiarli, e voglio di tutto assicurarmi.

Non sarò queto mai, se il ver non si saprà.

Questo è zelo d'onore, non è curiosità. (parte.)

 

 

 


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