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TOR. |
Costei, che or viene a caso, giovi ai disegni miei, Credasi che i miei carmi favellino di lei. Ma io del mondo in faccia m'avvilirò a tal segno? Anche all'onor del cuore provvederà l'ingegno. |
ELE. |
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TOR. |
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ELE. |
Bella a me? |
TOR. |
Bella a voi. |
ELE. |
Signor, io non son quella. Tutto il bello ch'io vanto, è d'Eleonora il nome Ma non ho, come l'altre, bel viso e belle chiome. Di signoria mi manca il prezioso onore, Solo vantar mi posso di schiettezza di cuore; Onde, se non per altro, almeno pel cuor mio |
TOR. |
(Don Gherardo indiscreto! Del madrigale è intesa). (da sé.) |
ELE. |
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TOR. |
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ELE. |
Una question si brama, che da voi si decida. Un certo madrigale parla d'Eleonora: Alcuno alla Marchesa l'applica, mia signora; Alcun di don Gherardo alla consorte: ognuna D'esser da voi stimata aspira alla fortuna; E mandanmi da voi entrambe in confidenza, |
TOR. |
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ELE. |
È ver, di cotal nome ve ne son altre ancora. |
TOR. |
Gli occhi dell'uom son quelli che fan le donne belle. L'amor, la tenerezza, il cuor d'affetti pregno, Può far qualunque oggetto meritevole e degno. |
ELE. |
È vero, è un accidente ch'io sia a servir costretta. Nata son cittadina; mio padre era cornetta. E a quel che dir intesi, mia madre, se non fallo, Era di Magnavacca, o di Bagnacavallo. M'hanno allevato sempre con tutta civiltà; Mia madre praticava il fior di nobiltà; |
TOR. |
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ELE. |
Se viveva mia madre, io sarei cortigiana. Chi sa che non avessi in questa Corte anch'io Un marito onorato, qual era il padre mio? |
TOR. |
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ELE. |
Da chi? |
TOR. |
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ELE. |
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TOR. |
Vostri son, se volete. |
ELE. |
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TOR. |
Ma in quelli io non ragiono. |
ELE. |
Chi dunque? |
TOR. |
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ELE. |
Eh, che voi siete Tirsi. |
TOR. |
Chi ve lo dice? |
ELE. |
Il cuore. Così quella foss'io, che il pastorello adora. |
TOR. |
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ELE. |
Chi lo merta? |
TOR. |