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SCENA PRIMA
TOR. |
Sì, sì, vadasi pure dove miglior prepara Stanza a me la fortuna. S'abbandoni Ferrara. In questa illustre Corte finor fui sfortunato; Spesso, cangiando cielo, si cangia anche lo stato. A Napoli si vada; quella mia patria sia, Che a me professa amore, che m'offre cortesia. Fuggasi della Corte la noia ed il periglio: Del signor mio s'adempia il cenno ed il consiglio. È ver, saran per questo contenti i miei nemici; Ma io godrò lontano giorni assai più felici. Godrò giorni felici? Ah no; dolente ognora Vivrò da te lontano, bellissima Eleonora. È ver, ch'esser beato teco non posso appieno; Ma veggoti, e in secreto posso adorarti almeno. Oimè! partenza amara! Ahi, quai dubbi funesti! |
TAR. |
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TOR. |
Tutto sia lesto |
TAR. |
Il baul si fa presto. Quando vi ho messo dentro i vostri scartafacci, |
TOR. |
Targa, si cambieranno gli astri per noi severi. |
TAR. |
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TOR. |
L'hai da sperar. |
TAR. |
Si speri. Ma... |
TOR. |
Che ma? Questo ma che dir vuol? |
TAR. |
Niente, niente. |
TOR. |
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TAR. |
Vi contentate? |
TOR. |
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TAR. |
Tutto il mondo è paese, per tutto si sta bene, Quando il cervello in cassa, come si dee, si tiene. Voi foste fin ad ora per la virtù stimato; |
TOR. |
Basta così... |
TAR. |
(L'ho detto). |
TOR. |
Non mi fare il dottore. |
TAR. |