Carlo Goldoni
Torquato Tasso

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA

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SCENA SETTIMA

 

Torquato e Tomio.

 

TOM.

Amigo, finalmente ve vedo e v'ho trovà.

TOR.

Perché non inoltrarvi?

TOM.

Causa sto sior ch'è qua.

TOR.

Ma don Gherardo, eccede la sofferenza mia.

GHE.

Che occor che vi scaldiate? Ecco qui, vado via. (s'allontana.)

TOR.

S'è lecito, signore, conoscervi desio.

GHE.

(Saprò s'egli si chiama o Cosimo, o Tomio). (s'accosta.)

TOM.

Mi son... se poderia parlar con libertà? (a don Gherardo.)

TOR.

Che impertinenza è questa? (come sopra.)

GHE.

A me?

TOM.

Che inciviltà!

GHE.

A me? Mi renderete conto di tal parola,

Signor Torquato Tasso, signor Cosmo Carriola. (parte.)

 

 

 


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