Carlo Goldoni
Torquato Tasso

ATTO QUARTO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Torquato e sior Tomio.

 

TOM.

No vôi abbandonarlo. Sto nembo el passerà.

TOR.

Son fuor di me. Vi prego... vi domando pietà.

Parto, ma non so quando; andrò, ma non so dove.

M'investono per tutto i fulmini di Giove.

Andrò peregrinando, terra scorrendo e mare;

Vi raccomando, amico, le cose a me più care:

La mia Gerusalemme, Rinaldo innamorato,

L'Aminta, il Torrismondo e 'l mio Mondo creato,

Il canzonier, le prose, le lettre famigliari,

Le orazioni e 'l trattato diretto ai secretari,

Dell'arte del poema i tre ragionamenti,

L'apologia al Goffredo, i dialoghi, i commenti.

Questi vi raccomando, che a me costan sudore:

Vi raccomando, amico, il povero mio cuore.

Ma no, questo è perduto, perdermi deggio anch'io;

Mondo, amici, Ferrara, bella Eleonora, addio. (parte.)

TOM.

Fermeve, vegnì qua. El corre co fa el vento.

L'è matto per amor. Donne, me fe spavento. (parte.)

 

 

 


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