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Donna Eleonora, sior Tomio, don Fazio.
TOM. |
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FAZ. |
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D.EL. |
Sparlar de' galantuomini l'onestà non insegna. S'egli da voi partissi, non fe' un'azione indegna. |
TOM. |
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D.EL. |
Ridere voi solete delli difetti altrui. E siete, a quel ch'io vedo, curiosi al par di lui. Ma che saper vorreste? Parlatemi sinceri; Se posso soddisfarvi, lo farò volentieri. |
TOM. |
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FAZ. |
Me peace, è de bon core. Viva la picciriella! |
TOM. |
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D.EL. |
Vi dirò: non ha molto, v'era Torquato ed io, Eravi la Marchesa, ei ci diceva addio. Staccandosi da noi, dolente tramortì; |
FAZ. |
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TOM. |
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D.EL. |
Ei non l'ha detto ancora. Parve che nel sentirla vicina ad esser sposa, Spiegasse i sentimenti dell'anima gelosa. Ma rivolgendo i lumi nel tempo stesso a me, Ei sospirando andava, né si sapea perché. |
TOM. |
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D.EL. |
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FAZ. |
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D.EL. |
Già la Marchesa canta per sé l'alta vittoria, Dell'amor di Torquato facendosi una gloria. Io potrei disputarle del buon poeta il cuore, Ma d'una sposa onesta nol tollera l'onore. Dicasi pur ch'egli ami della Marchesa il volto, Lo so che non è vero, lo so ch'ei non è stolto. Ma è meglio che si dica, ama una vedovella; Anzi che dir, egli ama una sposa novella: Mentre, quantunque invano sperar da me si possa, Dal mondo facilmente la critica s'addossa. Non s'ha da dir ch'io gli abbia fiamma nel seno accesa; Dicasi, anch'io lo dico: egli ama la Marchesa. |