Forse miglior destino.
Roma, de' letterati conoscitrice e amica,
Che nell'amar virtute supera Roma antica,
Se a coltivar in essa le scienze e le bell'arti
Sogliono i rari ingegni venir da mille parti,
Roma Torquato apprezza, loda lo stile eletto,
Il nobil genio ammira, il facile intelletto.
Piace la gentil arte, onde i suoi carmi infiora;
Piaccion le scelte prose, onde l'Italia onora;
E l'opera, per cui giugne alla gloria estrema,
È la Gerusalemme, vaghissimo poema,
In cui de' più famosi non va soltanto appresso,
Ma supera gli antichi, e supera se stesso.
Merito sì sublime, che al Tebro alto risuona,
Giust'è che abbia de' vati degnissima corona.
Questa de' nomi illustri certa gloriosa marca,
Or due secoli sono, incoronò il Petrarca.
Tasso, che al par di lui reso famoso è al mondo,
Dopo il lirico vate, abbia l'onor secondo;
Anzi, se in metro vario ciascun di loro è chiaro,
Cinti d'egual corona seder veggansi al paro.
Ecco, Torquato, amico, ecco l'onore offerto
A te da Roma tutta, che ti prepara il serto.
Vieni di tue fatiche a conseguire il frutto;
Cigni la nobil fronte in faccia al mondo tutto;
Che più d'ogni mercede, più dell'argento e l'oro,
L'alme bennate apprezzano il sempre verde alloro.
Fremano i tuoi nemici, cessi l'invidia l'onte:
Maggior rispetto esiga l'onor della tua fronte.
Vieni del Tebro in riva a ornar la bionda chioma.
Chi ti promove è il mondo, chi vuol premiarti è Roma.
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