Carlo Goldoni
Il teatro comico

ATTO SECONDO

Scena Seconda. Lelio e poi Placida

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Scena Seconda. Lelio e poi Placida

 

LELIO Sono venuto in una congiuntura pessima. I comici sono oggidì illuminati; ma non importa. Spirito, e franchezza. Può darsi, che mi riesca di far valere l'impostura. Ma ecco la prima donna che torna. Io credo di aver fatta qualche impressione sullo spirito di lei.

PLACIDA Signor Lelio ancora qui?

LELIO Sì mia signora, qual invaghita farfalla mi vo raggirando intorno al lume delle vostre pupille.

PLACIDA Signore, se voi seguiterete questo stile, vi farete ridicolo.

LELIO Ma i vostri libri, che chiamate «generici» non sono tutti pieni di questi concetti?

PLACIDA I miei libri, che contenevano tali concetti gli ho tutti abbruciati, e così hanno fatto tutte quelle recitanti, che sono dal moderno gusto illuminate. Noi facciamo per lo più commedie di carattere, premeditate, ma quando ci accade di parlare all'improvviso, ci serviamo dello stil familiare, naturale, e facile, per non distaccarsi dal verisimile.

LELIO Quand'è così, vi darò io delle commedie scritte con uno stiledolce, che nell'impararle v'incanteranno.

PLACIDA Basta che non sia stile antico, pieno d'«antitesi», e di «traslati».

LELIO L'«antitesi» forse non fa bell'udire? Il contrapposto delle parole non suona bene all'orecchio?

PLACIDA Fin che l'«antitesi» è «figura», va bene; ma quando diventa «vizio» è insoffribile.

LELIO Gli uomini della mia sorta, sanno dai «vizi» trar le «figure», e mi l'animo di rendere una graziosa figura di «repetizione» la più ordinaria «cacofonia».

PLACIDA Sentirò volontieri le belle produzioni dello spirito di lei.

LELIO Ah, signora Placida, voi avete ad essere la mia sovrana, la mia stella, il mio nume.

PLACIDA Questa «figura» mi pare «iperbole».

LELIO Andrò investigando colla mia più fina «retorica» tutti i «luoghi topici» del vostro cuore.

PLACIDA (Non vorrei, che la sua «retorica» intendesse di passare più oltre).

LELIO Dalla vostra bellezza «argomento fiosoficamente» la vostra bontà.

PLACIDA Piuttosto che «filosofo», mi parete un bel «matematico».

LELIO Mi renderò «speculativo» nelle prerogative del vostro merito.

PLACIDA Fallate il «conto», siete un cattivo «aritmetico».

LELIO Spero, che colla perfezione dell'«optica» potrò «speculare» la vostra bellezza.

PLACIDA Anche in questo siete un pessimo «astrologo».

LELIO È possibile, che non vogliate esser «medica» amorosa delle mie ?

PLACIDA Sapete cosa sarò? Un «giudice legale», che vi farà legare, e condurre allo spedale de' pazzi. (Se troppo stessi con lui, farebbe impazzire ancora me. Mi ha fatto dire di quei concetti, che sono proibiti, come le pistole corte). (parte)

 


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