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SCENA PRIMA
LUC. |
Parla; che vuoi? |
DAM. |
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LUC. |
L'inutile si lasci; le necessarie esponi. |
DAM. |
Viva il padron: tu sei lo specchio de' padroni. Delle due cose gravi la prima eccola qui: Terenzio mi corbella, mi tratta ognor così. Nella commedia sua, l'Eunuco intitolata, Contro me, che tal sono, vi è più d'una sferzata. L'altra, che dir ti deggio, è questa, padron mio, È africano Terenzio, è schiavo qual son io; Ma lui dal signor nostro a scriver si destina, Ed io son destinato agli orti e alla cucina; E pur, se nel far ridere stan tutti i pregi sui, |
LUC. |
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DAM. |
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LUC. |
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DAM. |
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LUC. |
Venga. |
DAM. |
La mia ragione... |
LUC. |
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DAM. |
No, no, signor, sospendi l'usato complimento. Disposto a nuove grazie col dorso non mi sento. (Fortuna fortunaccia, tu sei meco indiscreta; Ma voglio vendicarmi col comico poeta). (da sé, indi parte.) |