Ah, tollerar
non posso chi la mia patria insulta,
Entro al cuor
mio la serba forza d'amore occulta.
Sa il ciel se
per Terenzio amor mi tiene oppressa,
Ma lui darei
ben anche per la mia patria istessa.
E mille vite
e mille darei, quand'io le avessi,
Purché
schiava d'Atene Roma ridur potessi.
Ah misera
dolente, tutti gli affetti miei
Inutili mi
sono, si vogliono per rei.
Soffro i
Quiriti alteri, veggo penar gli amici,
E son la
sventurata maggior tra gl'infelici.
Avolo mio,
Critone, se in vita il ciel ti serba,
Se la nipote
in cuore hai, che perdesti acerba,
Prega di
Grecia i numi, cui venerar ti è dato,
Che muovansi
a pietade del mio misero stato;
E traggano i
tuoi voti dal doloroso esiglio
L'orfana
sfortunata dell'unico tuo figlio.
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