Carlo Goldoni
Terenzio

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Terenzio e le suddette.

 

TER.

Di colpa non è segno; rispetto in me tu vedi.

Franco sarò, se 'l brami, audace anche, se 'l chiedi.

Che leggesi, permetti che vegga da Creusa. (a Livia.)

LIV.

Non legge.

TER.

Che fa dunque?

LIV.

Non si domanda.

TER.

Scusa. (umiliandosi a Livia.)

LIV.

A te che cal di lei?

TER.

Nulla; ma è naturale

Curiosità, che onesta negli uomini prevale.

LIV.

Non ti celar, Terenzio: l'amor tuo non mentire.

TER.

Mentir di Livia in faccia? Troppo sarebbe ardire.

LIV.

Vorrei, s'ella ti amasse, felicitar tua brama;

Ma struggerti gli è vano, per donna che non ti ama.

TER.

Mi disprezzi? (a Creusa.)

LIV.

T'aborre. (a Terenzio.)

TER.

Questo a lei lo domando. (a Livia, accennando a Creusa.)

LIV.

All'inchiesta rispondi. (a Creusa.)

CRE.

Taccio per tuo comando. (Livia.)

LIV.

Fissar le imposi gli occhi su quel disegno, e tace. (a Terenzio.)

TER.

Il suo tacer comprendo. Lo soffro, e mi do pace. (a Livia, accennando a Creusa.)

LIV.

Senti? di te non cura; ti lascia al tuo destino. (a Creusa.)

TER.

(Livia conosco appieno. M'infingo, e l'indovino). (da sé.)

LIV.

Sposa non peneresti mirarla in altro laccio? (a Terenzio.)

TER.

Non penerei.

CRE.

Ma pure... (verso Terenzio.)

LIV.

Or dei tacere. (a Creusa.)

CRE.

Taccio.

TER.

Per me se il cor le avesse punto d'amore il dardo,

Almeno alle mie luci alzar dovrebbe il guardo.

Creusa de' suoi sguardi Terenzio non fa degno.

CRE.

(alza gli occhi verso Terenzio.)

LIV.

Mira il quadro. (a Creusa, con isdegno.)

CRE.

(Crudele!) (da sé, parlando di Terenzio; indi osserva il disegno.)

TER.

(S'accosta a Creusa, osservando anch'egli la tela che tiene in mano.)

LIV.

Che ti par del disegno?

CRE.

A questo servo ingrato, che irrita il suo signore,

Vicine esser dovrebbono le verghe del littore.

TER.

Qual favola è codesta? (a Livia.)

LIV.

Soggetto è d'un ricamo.

TER.

Posso vederlo?

LIV.

Il mira.

TER.

(Taci, Creusa, io t'amo). (pianoCreusa, mostrando di osservare il disegno.)

Nuovo pensiere, e vago. (a Livia, accennando il disegno.)

LIV.

Vedi lo schiavo avvinto? (a Terenzio.)

TER.

Veggolo. Temerario! (In quello io son dipinto). (da sé.)

LIV.

Che ti par?

TER.

Giustamente s'opprime e si minaccia.

(Vuol la ragion ch'io finga). (da sé.)

CRE.

(Vuole il dover ch'io taccia). (da sé.)

 

 

 


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