Carlo Goldoni
Terenzio

ATTO SECONDO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Lelio e detti.

 

LEL.

Venere a Livia doni pace, salute e sposo.

LIV.

Marte a Lelio compensi l'augurio generoso.

LEL.

Di Cerere nel tempio gli edili han ragunato

In ordin de' comizi il popolo e il Senato;

Tribuni e magistrati, ciascun Terenzio noma.

Vanne; Lucan ti aspetta; tu sei l'amor di Roma. (a Terenzio.)

TER.

Vado. (in atto di partire, mirando Creusa.)

CRE.

Mi lasci? (a Terenzio.)

LIV.

Ardita! A che ti sprona il cuore? (a Creusa.)

Quella che in lei tu vedi, è invidia e non amore. (a Terenzio.)

TER.

Il mio dover mi porta 've il mio signor mi chiama.

Conosco chi m'adula, discerno chi ben ama.

Secondino pietosi i numi il mio disegno;

Del cuor che ha maggior pregio, il ciel mi renda degno. (parte.)

 

 

 


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