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Arbitro è sol Lucano di sì bel dono, e Roma Pregalo che tal fregio conceda alla sua chioma. Quel ch'ora dagli edili s'agita in sacra sede, È all'opre di Terenzio generosa mercede. Nel dì pria delle none d'april, ne' giochi usati, Per Rea, madre de' numi, Mengalesi chiamati, L'Eunuco in un sol giorno due volte empieo l'arena Con destra e con sinistra tibia sonora, amena: Onor ch'è riserbato a' comici preclari, L'impari tibia usata, concessa ai più vulgari. |
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Lo credo. |
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L'uso di Roma è tale. La verga che percuote Per amor, non per ira, dello stranier le gote, |
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Da lui dipender deggio obbediente figlia. |
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Finché Terenzio è servo, pensare a lui non deggio. Coll'anime vulgari amante non vaneggio. |
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Credimi, se tu tardi, cotal condizione Non valeratti dopo la sua manomissione. |
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No, non amo uno schiavo, né l'amerò giammai. Sia libero Terenzio, dirò s'unqua l'amai. |