Carlo Goldoni
Terenzio

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

 

 

Lisca e Damone.

 

DAM.

Lisca, onor delle mense, quanto ch'io t'amo il sai;

Dar cibo a tutte l'ore a te non ricusai.

Solo alle cene è in uso chiamarsi i convitati;

Da pochi sono in Roma i pranzi praticati.

Mangiar tre volte al giorno, e quattro, se abbisogna,

S'ammette nella plebe, nei grandi è una vergogna.

Ma il tuo stomaco avvezzo a digerir di volo,

Dal mattino alla sera suol fare un pasto solo.

LIS.

Se per rimproverarmi rammenti ciò, Damone,

Del tuo nulla mi dai, la spesa è del padrone.

DAM.

È ver, ma son quell'io... Basta, non vo' dir questo.

Ti sono amico, il dissi, lo dico e lo protesto,

E se nulla poss'io far a te che ti piaccia,

Da te cosa a me grata è giusto che si faccia.

LIS.

Impiegami, Damone, parla, domanda, imponi.

Parla, eccellente cuoco d'anitre e di pavoni.

Per te che non farei, che far da me si possa?

Amico fino all'ara, e anche fino alla fossa.

DAM.

Terenzio, qual io sono, è schiavo al signor mio;

vale il dir ch'egli abbia cosa che non ho io,

Ché, fuori d'una sola, di cui 'l destin m'ha privo,

Penso com'egli pensa; com'egli vive, io vivo.

Africa ad ambedue diè povero il natale;

Esser dovrebbe in Roma sorte ad entrambi eguale:

Ma a lui si fan gli onori, per lui s'han de' riguardi,

Ed io non trovo in Roma un cane che mi guardi.

LIS.

Lo sai perché?

DAM.

Lo vedo. Perché il padron destina

Alle scene Terenzio, Damone alla cucina.

Ma d'ingiustizia tale mi lagno, e vo' lagnarmi,

Fino che 'l giorno arrivi ch'io possa vendicarmi.

A te, che amico sei, ch'hai cervel buono e sodo,

Chiedo che a me consigli della vendetta il modo.

LIS.

Sì, volentier; darotti facil consiglio e certo,

Che sopra al tuo rivale salir farà il tuo merto.

Mirar precipitati vuoi tutti i pregi sui?

Studiati una commedia formar meglio di lui.

DAM.

N'ho voglia; lo farei, ma non ne so principio.

LIS.

Poeta divenire può tosto ogni mancipio.

T'insegnerò.

DAM.

Lo voglia Vulcan, Cerere e .

LIS.

Dai numi di cucina far devi ogni distacco:

Hansi a invocar le Muse, Minerva e 'l biondo Apollo;

E di padella in vece, porsi la cetra al collo.

Odimi. Se prometti a me dar due fagiani,

Opra passar per tua farò delle mie mani.

DAM.

Raro il fagiano è in Roma, che in Grecia ha suo ricetto;

Ma se l'impegno adempi, anch'io te li prometto.

LIS.

Perché schernito resti Terenzio nel cimento,

Della commedia nostra sia Plauto l'argomento.

Veggasi nel confronto questo e poi quel dipinto;

Terenzio ha i suoi nemici; diran ch'ei resta vinto;

E tua sarà la gloria d'averlo scorbacchiato.

Terenzio fia deriso, Damone vendicato.

DAM.

Bene, bene, ma bene, duemila volte bene.

Lisca, i fagian son tuoi... Ma un dubbio ora mi viene:

Se a me conto si chiede chi Plauto fosse, o quale,

Non so s'uomo sia stato, o bestia irrazionale.

LIS.

Lume ti do che basta: Plauto nell'Umbria nacque,

Fallito mercatante, tristo in miseria giacque,

E tanto in poche lune l'oppresse il rio destino,

Che a raggirar s'indusse la macina al mulino.

Negli ozi lacrimosi, per quel che a noi si dice,

Diè a immaginar commedie principio l'infelice;

E queste indi ridotte al novero di venti,

Tornaronlo in fortuna, produssero portenti.

Avea stilpurgato, onde le Muse anch'esse

Udrebbonsi, parlando, a dir le cose istesse.

Giustizia anche a' nostri gli rendono i sapienti,

Di Plauto commendando i semplici argomenti,

E l'arte, onde soleva dipingere i costumi,

Il mondo conoscendo, da quel prendendo i lumi.

Soggetto di commedia non la di lui vita,

Ma favole sognando cosa farem compita;

Basta che nel confronto penda il giudizio almeno,

Di critica l'applauso dal volgo verrà pieno.

Bastan tre o quattro soli a screditar lo schiavo,

A far che il popol gridi: bravo, Damone, bravo.

DAM.

Tante da te ne intesi; io ne dirò una sola:

Di quanto a me dicesti non intendo parola.

Studia di mia vendetta modi men duri e strani,

Se il premio vuoi che cerchi aver dalle mie mani.

LIS.

Farò... Tu che faresti?

DAM.

Farei, se col padrone

Avessi confidenza, parecchie cose buone.

Gli direi, per esempio... sì, questo dir potrei,

E prove a sostenerlo, e testimoni avrei

Passan segreti amori fra Terenzio...

LIS.

E Creusa?...

DAM.

No. Interromper chi parla la civiltà non usa

Passan segreti amor fra Terenzio...

LIS.

E Barsina?

DAM.

No, che crepar tu possa innanzi domattina:

Fra lui e l'adottiva figlia del suo signore.

Oh vedi, se uno schiavo gli reca un bell'onore!

Se il sa Lucan, vedrassi Terenzio alla catena,

Avrà di mille verghe i colpi sulla schiena;

Ché in Roma è minor colpa render un uomo esangue,

Che d'una cittadina bruttar l'illustre sangue.

LIS.

Questo farò. Svelato da me sarà l'arcano;

Ti è noto, se mi crede, se ascoltami Lucano.

DAM.

Pera Terenzio, e cada in odio dei Romani.

LIS.

Abbia Damon l'intento, e Lisca i due fagiani.

 

 

 


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