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   Ecco, Terenzio, amico, ecco di Roma il dono: 
  Nummi ottomila in quattro parti divisi sono. 
  Questi non tuoi per legge, schiavo, ancor non Romano, 
  Ma tuoi per il tuo merto, per favor di Lucano. 
  Usane a tuo talento; libero ne disponi, 
  Qual uom nato agli onori fra libere nazioni. 
  Odi però il consiglio che a te porge chi t'ama: 
  Libero fra' Quiriti il tuo signor te brama, 
  Però de' cittadini chi vuol godere il pregio, 
  Deve di pingue censo vantar ne' lustri il fregio. 
  Or questi che a te reco, uniti ad altri beni, 
  Acquistino a Terenzio le cariche e i terreni; 
  E in ogni lustro poi, che d'un quinquennio è il giro, 
  Salir faccia il tuo nome dove gli eroi saliro. 
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