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SILV. Che cosa dovremo dare a costoro?
SILV. Non ancora.
SILV. Né meno.
SILV. Poco lontano. Sul finir della laguna, venendo col procaccio, presi la gondola, come vidi fare da molti altri.
LUD. La lassa far a mi. La me daga mezzo felippo, e pagherò mi ogni cossa.
SILV. Ecco mezzo filippo. Ma voi chi siete, signore?
LUD. Son un galantomo che ha viazà el mondo, e per i forestieri m'impegno con dell'amor, con della premura. De che paese xela, signor?
SILV. Sono di un paese poco lontano di Roma.
LUD. Xela più stada a Venezia?
SILV. No, questa è la prima volta. Ho promesso a mia moglie di farle veder Venezia, e son venuto a passarvi tutto il restante del carnovale.
LUD. Ali amici in sto paese? conossela nissun?
SILV. Conosco un certo Dottore Lombardi bolognese, che ho veduto in Roma, e so essersi accasato in Venezia; ma son degli anni che non lo vedo.
LUD. Basta, se la mia servitù ghe gradisse, me esebisso servirla in tutto e per tutto.
SILV. Mi sarà cara la vostra assistenza perché non ho pratica alcuna né del paese, né del costume.
LUD. La lassa far a mi, che ghe darò un'ottima direzion per spender poco e star ben. Se l'ha da far spese, provision, o altro, no la se fida de nissun, la se riporta a mi.
SILV. Così farò, dipenderò dai vostri buoni consigli. (Mi pare un galantuomo, e poi starò a vedere come si porta). (da sé)
LUD. No la lassa sola la so signora consorte.
SILV. Andiamo a vedere l'appartamento.
LUD. La resta servida. Aspetto sti omeni per pagarli, e subito son da ela.
SILV. Signor Ludro, vi riverisco. (entra nella locanda)