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Il Dottore solo, poi Silvio e Brighella
DOTT. Amico, amico, sentite... Come! mio figlio va in casa di sua sorella? L'amoreggia? Parla di sposarla? A tempo costui mi ha avvertito. Ci troverò rimedio. Povero disgraziato! in casa di una ballerina? Starebbe fresco; non basta in un anno quello che io ho guadagnato in dieci.
BRIGH. Eccola là, quello l'è el sior Dottor che la cerca. (a Silvio)
SILV. Vi ringrazio; non occorre altro. (a Brighella)
BRIGH. Servitor umilissimo. Vado a parecchiar el disnar.
DOTT. Come si precipita la gioventù! Ma sarà mio pensiere...
SILV. Servitor, mio signore. (al Dottore)
SILV. Favorisca vedere se questa lettera viene a lei. (dandogli una lettera)
DOTT. Per appunto. Viene a me. Permetta ch'io veda. (apre e legge) Ella dunque è il signor Silvio Aretusi romano?
SILV. Nella locanda, ove siamo alloggiati, da messer Brighella.
DOTT. L'amico mi raccomanda lor signori, ed io li prego venir in casa mia, ove staranno un po' meglio forse di quel che stiano nella locanda.
SILV. Signore, io non intendo d'incomodarvi.
DOTT. Assolutamente V.S. mi ha da far questo piacere.
SILV. Per oggi almeno abbiamo gente a desinare con noi.
DOTT. Bene, dunque verrò con Eleonora, mia figlia e vostra serva, a far una visita alla signora vostra, e questa sera favorirete da noi.
SILV. Troppo gentile, signore. Verrò io a fare il mio dovere colla signora vostra figliuola.
DOTT. Se volete passare, siete padrone.
SILV. Verrò a conoscere una mia padrona. (partono)