Carlo Goldoni
L'uomo di mondo

ATTO SECONDO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Camera di Smeraldina

 

Smeraldina e Lucindo

 

SMER. Caro Lucindo, abbiè un poco de pazienza. Se parlo con Momolo, lo fazzo per interesse, ma el mio cuor el xe tutto per vu.

LUC. Questa cosa mi fa morire di gelosia.

SMER. Se fussi in stato de sposarme, lo lasserave subito, ma no podè per adesso, per amor de vostro padre, e mi no so come far a viver. Sior Momolo m'ha promesso che el me vol far insegnar a ballar, e el vol che fazza la ballarina.

LUC. Tanto peggio...

SMER. Tanto meggio, che sarò in stato de vadagnar, e quando no gh'averò più bisogno de Momolo, lo licenzierò de casa.

LUC. Non potrete farlo. S'egli vi aiuta per farvi cambiare stato, sarà sempre padrone di casa vostra.

SMER. Giusto! figureve! Lassè pur che el fazza e che el spenda, troverò ben mi la maniera de liberarme.

LUC. Non vorrei trovarmi io in un impegno...

SMER. I batte. Lassè che vaga a veder. (va, poi torna)

LUC. Per altro, non so lodare in Smeraldina l'ingratitudine che mostra verso di quel galantuomo...

SMER. Presto, scondeve, che xe qua Momolo.

LUC. Eccomi in un altro imbarazzo.

SMER. Scondeve, e no abbiè paura.

LUC. Il cielo me la mandi buona. (si ritira in un'altra stanza)

SMER. Se arrivo a ballar, so ben che voggio far anca mi la mia maledetta figura.

 

 

 


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