Carlo Goldoni
L'uomo di mondo

ATTO SECONDO

SCENA QUATTORDICESIMA

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Camera nella locanda

 

Beatrice, Silvio, Eleonora, il Dottore

 

SILV. Consorte, ecco qui il signor Dottore colla sua signora figliuola, che hanno voluto prendersi l'incomodo di favorirvi.

BEAT. Questo è un onore che io non merito.

ELEON. Riconosco per mia fortuna il vantaggio di conoscere una persona di tanto merito.

DOTT. Siamo qui ad esibire all'uno e all'altra la nostra umilissima servitù.

BEAT. Troppa bontà, troppa gentilezza. Favoriscano di accomodarsi.

DOTT. Non vogliamo recarvi incomodo.

BEAT. Un momento almeno per cortesia. (tutti siedono)

ELEON. Mi fa sperare mio padre che la signora verrà a stare con noi.

BEAT. Sarebbe troppo grande il disturbo.

DOTT. Senz'altro, ci hanno da favorire.

SILV. Così è, signora Beatrice, egli mi ha obbligato ad accettar le sue grazie.

BEAT. È una fortuna ben grande ch'io possa godere una sì amabile compagnia. (verso Eleonora)

ELEON. Averete occasione di compatirmi.

DOTT. Voleva io che favorissero a pranzo, ma dice il signor Silvio che hanno gente a desinar con loro.

BEAT. Sì, certo. Aspettiamo un signore.

ELEON. Non potrebbe venir con loro?

DOTT. È forastiere quegli che aspettano?

SILV. Non signore, è veneziano.

ELEON. Tanto meglio.

BEAT. Eccolo per l'appunto.

 

 

 


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