Carlo Goldoni
Il vecchio bizzarro

ATTO PRIMO

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ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

 

Casino di giuoco con tavolini e sedie.

 

Martino che taglia alla bassetta ad un tavolino, Ottavio e Florindo che puntano.

 

OTT. Va il due a quattro ducati.

MART. Va. Do xe andà.

FLOR. Signor Ottavio, oggi avete la fortuna contraria, Vi consiglio non riscaldarvi.

OTT. Lasciatemi fare. Non mi parlate sul giuoco.

MART. Do ha perso. Voggio quattro ducati. (mescola le carte)

OTT. Già lo sapeva. Sia maledetto chi mi parla sul giuoco.

FLOR. Se parlo, lo faccio per vostro bene. Se non aveste ad essere mio cognato, non parlerei.

OTT. Se maritandomi credessi di dover ritornare ad essere figlio di famiglia, vorrei lacerare il contratto.

FLOR. Ed io, se credessi di rovinar mia sorella con un giocatore ostinato, vorrei domani partir di Venezia, e ricondurla a Livorno.

OTT. Conducetela dove volete. Due al resto di venti ducati.

FLOR. Non avete parlato ad un sordo.

MART. Do al resto de vinti ducati. La diga, patron, che monede zoghemio?

OTT. Sono un uomo d'onore. Son conosciuto. Se vincerete, vi pagherò.

FLOR. (Se torna da me per aver denari, non gliene do più certamente). (da sé)

MART. Do. Voggio vinti ducati. (mescola le carte)

OTT. Per pietà, Florindo, andate via.

FLOR. Questo è casino pubblico. Voi non avete autorità di scacciarmi.

OTT. Non vi discaccio. Vi prego non mi dar soggezione.

FLOR. Vergognatevi. (s'alza, e parte)

OTT. Al due alla pace.

MART. Do a far pace. (taglia)

 

 

 


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