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Celio, poi Traccagnino.
CEL. Portami uno scaldino con del fuoco.
CEL. Aspetta. Guardami un poco in viso. Che ti pare? Sono pallido? Ho cattiva ciera?
TRACC. Se sì grasso come un porco.
CEL. La grassezza non serve. Bisogna osservare il color del viso.
TRACC. Sì rosso come un gambaro.
TRACC. Rosso come el scarlatto.
CEL. Mi sento del calore alla testa. Dammi uno specchio.
TRACC. Un specchio? Da cossa far?
CEL. Voglio vedere che sorte di rosso è.
CEL. Voglio lo specchio, ti dico.
CEL. No, non voglio altro fuoco. Ho la testa calda.
TRACC. Vago a tor el specchio.
CEL. Fa presto... Mi par d'avere le fiamme nel viso.
TRACC. (È vero, tutto el so mal l'è in te la testa). (parte poi ritorna)
CEL. Mi si potrebbe formare una postema nel capo. Questi umori vaganti, questi sieri acri, mordaci, si potrebbero fissare... (si tasta il polso) Ho un polso molto cattivo. (si tasta l'altro) E questo non corrisponde a quest'altro.
CEL. Traccagnino, vieni qui. Tastami un poco il polso.
CEL. Qui, qui, il polso. Non sai dov'è il polso che ordinariamente si tasta?
CEL. Senti dunque. (gli dà il braccio)
CEL. Non senti battere il polso?
CEL. Povero me! Cercalo; senti bene.
CEL. Ah Traccagnino, per carità, va a chiamare il medico.
CEL. No... sì... lascia vedere. Non ci vedo. Mi viene qualche gran male. Presto un cerusico.
TRACC. Dove l'oio d'andar a cercar?
CEL. Mi manca il respiro. Portami qualche cosa.
CEL. Un bicchier d'acqua. Presto, che non posso più.
TRACC. (Sia maledetto i matti). (da sé, e parte)
CEL. Sento che non posso nemmeno parlare. Mi s'ingrossa la lingua.