Carlo Goldoni
La vedova scaltra

La Trama della Commedia narrata dal Goldoni

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La Trama della Commedia narrata dal Goldoni

 

Questa vedova veneziana, che è stata durante qualche tempo infermiera del suo vecchio marito, già possessore di un’assai considerevole fortuna, aspira a rifarsi del tempo perduto con un matrimonio meglio rispondente al suo carattere.

Essa ha fatto conoscenza, al ballo, con quattro forestieri, con Milord Ronebif, inglese, col cavaliere Le Bleau, francese, con Don Alvaro di Castiglia, spagnolo, e col Conte di Bosco Nero, italiano.

I quattro viaggiatori, ammirati della bellezza e dello spirito della giovine vedovella, le fanno un’assidua corte, e cercano, ciascuno dal proprio canto, di meritare la preferenza sui propri rivali. Milord le manda un bel diamante, il Cavaliere le un bel ritratto, lo Spagnuolo le fa dono dell’albero genealogico della sua famiglia, e il Conte italiano le invia una lettera tutta piena di tenerezza, ma nella quale parecchi accenni gelosi manifestano il carattere nazionale.

La vedova fa le sue considerazioni sul modo di presentarsi de’ suoi nuovi adoratori. Trova l’inglese generoso, il francese galante, lo spagnolo rispettabile, l’italiano amoroso.

Ella mostrerebbe qualche simpatia per quest’ultimo; ma la sua cameriera che è di nazione francese, viene in aiuto della Padrona, e le prova che non può essere felice se non che sposando un francese.

Rosaura, così chiamasi la vedova, si prende tempo a deliberare. Il primo e il secondo atto si passano in visite, in tentativi, in rivalità; i caratteri delle varie nazioni sono in contrasto, e ne risulta un insieme comico vario e decente.

Forse ebbi il difetto di caricare soverchiamente la parte del Cavaliere, ma non è mia la colpa; avevo visto dei Francesi a Firenze, a Livorno, a Milano e a Venezia; avevo incontrato degli originali, e li avevo effigiati al vero. Non m’accorsi del mio errore che arrivando a Parigi; io non ravvisai quei tipi ridicoli che avevo trovati in Italia; tanto da concludere che o il modo di pensare o d’essere, da venticinque anni in qua, è mutato affatto in Francia, o i Francesi si compiacciono di far torto a se stessi, quando sono in paesi stranieri.

L’ultimo atto di questa commedia è il più interessante e spiritoso; la vedova, a cui appioppai giustamente l’epiteto di scaltra, vuol meglio assicurarsi dell’affetto e della sincerità dei suoi quattro amatori; ne approfitta quindi del carneval di Venezia, e mascherandosi in quattro maniere diverse, essa fa successivamente la parte di compatriotta dei quattro forestieri.

Seria con l’inglese, scherzevole col francese, grave e severa con lo spagnuolo e amorosa col romano, con l’aiuto della maschera e con la simulazione del costume della voce, essa inganna così bene i suoi pretendenti, che i tre primi cadono nella rete, e preferiscono la donna del proprio paese, mentre il Conte è il solo che resista agli allettamenti della sconosciuta, per non mancare di fedeltà alla sua donna amata.

La vedova una festa da ballo in casa sua; v’invita i quattro forestieri, i quali non mancano di intervenirvi. Apertamente e ad alta voce essa dichiara la prova che ha fatto della loro sincerità, e porge la mano al Conte, che è al colmo della gioia.

Milord approva la condotta di lei, il Cavalier domanda il posto di cicisbeo. Solo lo spagnolo è stizzito di quella scaltrezza; egli detesta ora le donne italiane, e se ne va. Il ballo incomincia, e la commedia è finita. (Memorie, parte II, cap. II).



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