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ATTO PRIMO
Scena Settima. Marionette, con due chicchere di cioccolata sulla guantiera, e detti
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Ros. Ecco la cioccolata.
Mil. (prende la tazza e la dà a Rosaura) Madama.
Ros. (Che stile laconico!) (beve)
Mil. (bevendo) Marionette, tu sei Francese?
Mar. Sì, signore. (fa una riverenza)
Mil. Madama dee servirsi con attenzione.
Mil. (rimette la tazza sulla guantiera e sotto vi pone una moneta)
Mar. (guardandola, da sé) (Questa è per me. Una doppia!)
Ros. Prendi. (rimette la tazza e Marionette vede l’anello)
Mar. (piano a Rosaura) (Mi rallegro dell’anello).
Ros. (piano a Marionette) (Sta cheta.)
Mar. (Non parlo.) (porta via la guantiera)
Mil. Voi siete vedova non è così?
Ros. Lo sono, e se trovassi un buon partito, tornerei forse...
Mil. Io non ho intenzione di prender moglie.
Ros. Perché‚?
Mil. Amo quando vedo una donna amabile.
Ros. Ma il vostro è un amor passeggiero.
Mil. Che? Si deve amar sempre?
Ros. La costanza è il pregio del vero amante.
Mil. Costante finché‚ dura l’amore, e amante finché‚ è vicino l’oggetto.
Mil. Mi spiegherò. Io amo voi, vi sarò fedele finché‚ vi amo, e vi amerò fino che mi sarete vicina.
Ros. Dunque, partito che sarete di Venezia, non vi ricorderete di me?
Mil. Che importa a voi ch’io vi ami in Londra, ch’io vi ami a Parigi? Il mio amore vi sarebbe inutile, ed io penerei senza frutto.
Ros. Qual frutto sperate, finché‚ mi siete vicino?
Mil. Vedervi ed essere ben veduto.
Ros. Siete un cavaliere discreto.
Mil. Una dama d’onore non fa sperare di più.
Mil. Son tutto vostro.
Ros. Ma finché‚ state a Venezia.
Mar. (torna) Signora, il signor Conte vorrebbe farvi una visita.
Ros. Porta un’altra sedia e fàllo venire.
Mar. Obbedisco. (A questo geloso non casca mai nulla di mano.)
Mil. Madama, il Conte è vostro amante?