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Ele. È permesso il godere di sì gentile conversazione?
Ros. Venite, Eleonora, venite.
Mil. (a Rosaura) Chi è questa signora?
Ele. E sua devotissima serva.
(Milord la saluta senza parlare.)
Ros. (ad Eleonora) Sedete presso a Milord.
Mil. (senza mirarla) Mi fate onore.
Ele. Egli è Inglese, non è vero?
Mil. (come sopra) Sì, signora.
Ele. È molto tempo che è in Venezia?
Mil. (come sopra) Certamente.
Ele. Ma, signore, perché‚ mi favorisce con tanta asprezza? Sono sorella di Rosaura.
Mil. Compatitemi, ho la mente un poco distratta. (Costei non mi va a genio.)
Ele. Non vorrei sturbare i vostri pensieri...
Mil. Vi sono schiavo. (s’alza)
Ros. Siete disgustato?
Mil. Eh, pensate. Oggi ci rivedremo. Madama, addio. Conte, a rivederci.
Ros. Permettete ch’io almeno...(vuol alzarsi)
Mil. No no, non voglio. Restate a consolare il povero Conte. Vedo ch’egli muore per voi. Vi amo anch’io, ma appunto perché‚ vi amo, godo in vedervi circondata da più adoratori, che facciano giustizia al vostro merito e applaudiscano alla mia scelta.