Carlo Goldoni
La vedova scaltra

ATTO SECONDO

Scena Ventesima. Don Alvaro passeggiando, poi Arlecchino vestito alla spagnola

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Scena Ventesima. Don Alvaro passeggiando, poi Arlecchino vestito alla spagnola

 

Alv. O Rosaura sa poco le convenienze, o Arlecchino è un pessimo servitore. Farmi aspettarelungamente, è una cosa troppo indiscreta; non la soffrirei per un milione di doppie. Se viene colui, gli voglio dare cento bastonate. Così non si tratta co' cavalieri miei pari... Ma.. forse....L'esame de' miei antenati la terrà occupata. Sono ventiquattro generazioni. Principia da un re. Tanti principi vi sono, tutti osservabili. È compatibile questa tardanza.

Arl. Cavaliere. (non veduto da don Alvaro, che passeggia)

Alv. Che rechi?

Arl. Viva il Re nostro signore. (si cava il cappello ed anco don Alvaro) Donna Rosaura vi vuole un gran bene.

Alv. Lo so. Che ha detto del mio grand'albero?

Arl. L'ha baciato e ribaciato più volte. Inarcava le ciglia, stringeva i denti per meraviglia.

Al. Le hai fatto puntualmente il complimento?

Arl. A tutta perfezione.

Alv. Che ha risposto?

Arl. Ecco i venerandi caratteri di donna Rosaura. (si cava il cappello e gli un foglio)

Alv. Mio cuore, preparati alle dolcezze. (legge) " Accetto con sommo aggradimento il ritratto che vi siete degnato mandarmi....". (ad Arlecchino) Che dice di ritratto?

Arl.( Oh poveretto mi! L'ho fatta. Invece de darghe la risposta che andava a lu, gh'ho quella del Franzese. Ma niente, spirito e franchezza, e ghe remedierò).

Alv. Ebbene, non rispondi?

Arl. L'albero della vostra casa è il ritratto della vostra grandezza.

Alv. Così l'intendevo ancor io. " Per la stima ch'io faccio dell'originale". (ad Arlecchino) E l'originale cosa c'entra?

Arl. (ad Alvaro) Ditemi un poco. Chi è il primo in quell'albero?

Alv. Un re di Castiglia.

Arl. Vedete la furberia della donna! La superbia del sesso!... Fa stima di quel re, che è l'origine o sia l'originale della vostra casa.

Alv. Così l'intendeva ancor io." Il mio non ve lo posso mandare, perché non l'ho".

Arl. Ella non ha un albero. Vedete bene.

Alv. L'intendo ancor io. " Tanto stimo questa gioia preziosa..." (ad Arlecchino) Gioia Preziosa?

Arl. Vuol dir un tesoro, che è l'albero.

Alv. L'intendo ancor io." Che lo voglio far legare in un cerchio d'". Oh diavolo! In un cerchio d'oro il mio albero?

Arl. Vuol dire in una cornice dorata.

Alv. Così l'intendeva ancor io. "E portarlo attaccato al petto". Un quadro di quella grandezza attaccato al petto?

Arl. Eh, non l'intendete? È frase poetica. Lo porterà sempre nel cuore.

Alv. Per l'appunto così l'intendevo ancor io. Addio. (vuol partire)

Arl. Cavaliere.

Alv. Che vuoi?

Arl. Come state di memoria?

Alv. Che temeraria domanda!

Arl. I cavalieri che promettono, mantengono la parola.

Alv. Hai ragione; non me ne ricordava. Mi hai servito bene, devo ricompensarti. Tu hai portato un tesoro a donna Rosaura; ecco un tesoretto ancor per te. (gli un foglio piegato)

Arl. Che è questo?

Alv. Questa è una patente di mio servitore.

(parte)

Arl. Ah maledettissimo! A mi sto tesoretto? Cussì se burla i poveri galantomeni? Ma me voi vendicar. Certo, certo qualche vendetta vôi far. Ma l'è qua el Francese; presto presto, che nol me veda; che se el Spagnol n'ha burlado, questo fursi me refferà.

(parte)

 

 


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