Carlo Goldoni
La vedova scaltra

ATTO SECONDO

Scena Ventunesima. Monsieur Le Blau guardandosi in uno specchietto, poi Arlecchino vestito alla francese

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Scena Ventunesima. Monsieur Le Blau guardandosi in uno specchietto, poi Arlecchino vestito alla francese

 

Mon. Eppure questa parrucca non mi pare accomodata a dovere. Questo riccio non vuol riposarsi bene sopra quest'altro. La parte dritta mi sembra un taglio di temperino più lunga della sinistra. Ah, converrà ch'io dia il congedo al mio parrucchiere, e ne faccia venir uno di Parigi. qui non sanno pettinare una parrucca. E questi calzolai non si possono soffrire. Hanno il vizio di far le scarpe larghe, e non sanno che non è ben calzato, chi non si sente stroppiare. Ah, gran Parigi! gran Parigi!

Arl. (fa molte riverenze e inchini caricati a Monsieur).

Mon. Bravo, bravo; ti porti bene. Sei stato da Madama?

Arl. Son stato. Ah, non ci fossi stato!

Mon. Perché di' tu questo?

Arl. (con affettazione) Che bellezza! Che grazia! Che occhi! Che naso! Che bocca!

Mon. (Costui pare sia stato a Parigi. Questo è il difetto de' nostri servitori. S'innamorano anch'essi delle nostre belle.) Presentasti il ritratto?

Arl. Lo presentai; ed essa lo strinse teneramente al seno.

Mon. Ah taci, ché mi fai liquefar di dolcezza.

Arl. Non si saziava di mirarlo e baciarlo.

Mon. Oh cara! Le recitasti il mio complimento?

Arl. Lo recitai, accompagnato da qualche lagrima.

Mon. Bravo Arlecchino; l'ho detto che sei nato a posta. (lo bacia)

Arl. Ah signore, consolatevi. Ella ...oh cielo!

Mon. Che fece, caro Arlecchino, che fece?

Arl. Sentendo quelle belle parole, si svenne.

Mon. Tu mi arricchisci, tu mi beatifichi, tu m'innalzi al Trono della felicità. Ma, dimmi, ti die' la risposta?

Arl. (Diavolo! Adess che penso, l'ho dada a quell'altro) Me l'ha data...ma

Mon. Che ma?

Arl. L'ho persa.

Mon. Ah, indegno, scellerato che sei! Perdere una cosa così preziosa? Giuro al cielo, non so che mi tenga che non ti passi il petto con questa spada. (cava la spada)

Arl. L'ho trovada, l'ho trovada. (Più tosto che farme ammazzar, ghe darò quella del Spagnolo). Tegnì, eccola qua.

Mon. Ah caro il mio Arlecchino, refrigerio delle mie pene, araldo de' miei contenti! (l'abbraccia)

Arl.(Adesso el me abbrazza, e prima el me voleva sbudelar.)

Mon. Oh carta adorata, che richiudi il balsamo delle mie piaghe! Nell'aprirti mi sento strugger il cuore dal contento. Leggiamo. "Ammiro sommamente il magnifico albero della vostra casa". (ad Arlecchino) Come! l'albero della mia casa?

Arl. (Ecco la solita istoria.) Non la capite?

Mon. Io no.

Arl. Ve la spiegherò mi. Voi non siete unico di vostra casa?

Mon. Sì.

Arl. Non dovete voi ammogliarvi?

Mon. Bene.

Arl. Il matrimonio non rende i frutti?

Mon. Sicuro.

Arl. Quello che fa frutti non si dice albero?

Mon. Egli è vero.

Arl. Dunque voi siete l'albero di vostra casa.

Mon. E madama Rosaura è così sottile?

Arl. Anca de più.

Mon. Che donna di spirito! " Ed ho veduto che voi traete l'origine da principi e da monarchi". E questo che c'entra?

Arl. Eppure voialtri Francesi siete acuti, e non la capite?

Mon. Confesso il vero, non l'intendo.

Arl. Guardando el vostro ritratto, vede quella bella idea, quell'idea nobile e grande, e vi crede di razza de' principi e de' monarchi.

Mon. Sei un grand'uomo. (lo bacia) Avanti. "Se avrò l'onore di essere ammessa fra tante eroine..." Quali sono queste eroine?

Arl. Quelle che vi amano.

Mon. Dici bene, e son molte. " Sarà nobilitato anche l'albero della mia casa". E questo che vuol dire?

Arl. Allora sarà nobile lei ed anche il vecchio suo padre, che è l'albero della sua casa.

Mon. Evviva il grande Arlecchino! Meriti una recognizione senza misura.

Arl. (Oh, manco mal!)

Mon. Vo pensando che posso darti, per un'opera così bene eseguita.

Arl. Un Inglese per una cosa simile m'ha una borsa.

Mon. Una borsa? E poco. Non avrai fatto per lui quello che hai fatto per me. Meriti un premio illimitato, una recognizione estraordinaria. Ma eccio ch'io già m'accingo a premiarti in un a maniera corrispondente al tuo gran merito. Eccoti un pezzo di questa carta, ch'è la gioia più preziosa di questo mondo. (gli un pezzo di carta di Rosaura, e parte).

 


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